Errori umani. I numerosi incendi che alla fine di febbraio hanno afflitto il Kenya, in particolare diverse aree della contea e della città di Nairobi, potevano essere evitati perché sarebbero stati causati da “errori umani”: lo ha detto la ministra del Turismo del Kenya Rebecca Miano, che ha detto che gli incendi sono stati in gran parte dovuti a “costosi errori umani”, uno addirittura sarebbe stato innescato dal mozzicone di una sigaretta, in un Paese dove fumare è praticamente fuorilegge ad esclusione di alcune aree prestabilite.
Il 21 febbraio, un incendio ha devastato parte dell’area dell’Aeroporto internazionale Jomo Kenyatta, il principale scalo della capitale, ed è stato poi seguito da un altro incendio sviluppatosi nel Parco nazionale di Nairobi. Ancora in questi giorni il Parco nazionale di Ruma ha al suo interno diversi incendi fuori controllo e le autorità stanno intensificando gli sforzi per contenerli. Il 17 febbraio un incendio è divampato nel South island national park (nella zona del lago Turkana), che ha bruciato per quattro giorni divorandosi almeno 60 km quadrati di natura. Sempre in quei giorni, nel Parco nazionale del monte Elgon, un incendio nella foresta di Kimothon, vicino a Saum, è stato domato prima che potesse causare danni ingenti e potenzialmente distruggere gli ecosistemi di bambù.
Miano ha anche attribuito la responsabilità gli incendi alle condizioni meteorologiche estreme, con il Paese in gran parte colpito da un clima secco e da una siccità molto forte, che rende la vegetazione secca e altamente infiammabile.
Un rapporto del 1° marzo del Kenya wildlife service (Kws) conferma le parole della ministra: le principali cause degli incendi boschivi in tutto il Paese sarebbero infatti le attività umane e il Kws cita la raccolta del miele, la bonifica dei terreni da parte degli agricoltori (che danno fuoco a sterpaglie) e gli incendi dolosi.