Quello che dovrebbe essere l’inizio di un nuovo ciclo per il Ciad rischia di diventare semplicemente la perpetrazione di uno status quo, con attori e partner diversi con i quali stabilire nuovi equilibri. È quello che emerge guardando la platea dei presenti, e soprattutto dei non presenti, alla cerimonia di insediamento di Mahamat Idriss Deby Itno, tenutasi ieri a N’Djamena, capitale del Ciad.
Eletto con il 61% dei voti al primo turno delle elezioni presidenziali del 6 maggio scorso, Mahamat Idriss Déby Itno ha prestato ieri giuramento come presidente della Repubblica del Ciad per un mandato di cinque anni, nel corso di una cerimonia solenne alla presenza di diversi capi di stato africani e delegazioni dei paesi partner.
Questa inaugurazione arriva dopo tre anni di transizione, che Deby junior ha guidato dopo la morte del padre, Idriss Déby, morto in prima linea negli scontri contro i ribelli del Fronte dell’alternanza e della concordia in Ciad, il 20 aprile 2021. Durante il suo primo discorso da presidente, Mahamat Idriss Déby si è impegnato a “ridurre lo stile di vita dello Stato”, a intensificare la lotta contro l’”appropriazione indebita” di fondi e alla corruzione e a “rafforzare il controllo e le restrizioni dei circuiti delle entrate e delle spese, nonché dei servizi pubblici”. meccanismi di appalto.
Mahamat Idriss Déby Itno, soprannominato “Midi” dai suoi connazionali, è nato il 4 aprile 1984 ed ha seguito l’addestramento militare in Ciad e poi in Francia. Fu stato assegnato dal padre alla Direzione generale del servizio di sicurezza delle istituzioni statali (Dgssie), il corpo d’élite delle forze armate ciadiane, prima di diventare generale di brigata nel maggio 2009. Ha poi scalato i ranghi dell’esercito fino a diventare tenente generale nell’ottobre 2018. Il giorno dopo la morte del padre è stato designato presidente della Transizione del Ciad, fino allo svolgimento delle elezioni presidenziali.
Alla cerimonia di insediamento erano presenti il mauritano Mohamed Ould Cheikh El Ghazouani, il presidente del Gabon, il generale Brice Oligui Nguema, il presidente del Burundi, Evariste Ndayishimiye, il presidente della Guinea Bissau, Umaro Sissoco Embalo, il primo ministro del Niger, Ali Lamine Zeine. Era presente anche il viceministro della difesa russo, con cui Deby ha un rapporto personale, e il sottosegretario agli esteri Giorgio Silli. Il francese Emmanuel Macron, uno dei pochi capi di Stato occidentali ad essersi “congratulato“ pubblicamente con Déby per la sua elezione, ha inviato all’inaugurazione il suo ministro delegato responsabile in particolare del Commercio estero e della Francofonia, Franck Riester.
Il presidente della Commissione dell’Unione africana, Moussa Faki Mahamat, ha invece preso le distanze dalla vittoria dell’erede Deby e diversi media online ciadiani hanno annunciato la decisione di non coprire l’investitura del presidente: i siti web d’informazione Tribune Échos, Alwihda Info, Le Ndjam Post, Rafiq Infos, Hamama Médias e Presse235, deplorano che “le condizioni imposte dall’organizzazione ci impediscono di lavorare in condizioni soddisfacenti”, nonostante la mobilitazione delle squadre di reporter, cameramen e registi per garantire una copertura completa di questo evento di importanza nazionale: “Ogni testata, infatti, ha ottenuto un solo accredito, mentre noi abbiamo diversi professionisti pronti a seguire l’evento in tempo reale. Inoltre, siamo stati informati che i nostri giornalisti non avranno accesso alla sala della cerimonia e che le immagini ci verranno ridistribuite: denunciamo queste condizioni restrittive, che consideriamo un insulto e una discriminazione contro i nostri media online. Ognuno di noi ha la propria linea editoriale, la propria qualità d’immagine e il proprio modo di filmare. Come potremmo lavorare in tali condizioni?”.
Mentre Deby prestava giuramento a N’Djamena arrivata la notizia della riapertura storica, dopo 10 anni, di un punto di confine con la Repubblica centrafricana.