I leader di sette paesi africani ed europei si incontrano oggi a Parigi Lunedi, 28 agosto per un mini-vertice sulla crisi migratoria, per fare il punto e armonizzare le posizioni su questo tema, spesso fonte di tensioni.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato i suoi omologhi ciadiano e nigerino, Idriss Deby Itno e Mahamadou Issoufou, il capo del governo di “unità nazionale” della Libia, Faiez al-Sarraj, i cui paesi sono al centro del transito dei migranti dall’Africa e dal Medio Oriente per le coste europee. Per l’Europa saranno presenti la cancelliera tedesca Angela Merkel, i capi di governo italiano e spagnolo, Paolo Gentiloni e Mariano Rajoy, e il capo della diplomazia europea, Federica Mogherini.
L’incontro ha lo scopo di “riaffermare il sostegno dell’Europa a Ciad, Niger e Libia per il controllo e la gestione dei flussi migratori“, secondo quanto sperato dalla presidenza francese. Gli europei hanno lanciato da diversi anni dei programmi di aiuto nei paesi africani e concluso accordi, a volte controversi, per tagliare le vie di immigrazione clandestina. Nel 2015, in occasione del vertice sulla migrazione a La Valletta, l’UE aveva già messo sul tavolo 1,8 miliardi di euro.
Gli africani chiedono più sostegno e si vantano dei risultati ottenuti, come il Niger, che sostiene di aver ridotto dell’80% il flusso migratorio da Agadez, centro nevralgico per il traffico di esseri umani. Ma altre rotte migratorie ricominciano ad essere utilizzate, in particolare dalla parte del Marocco e della Spagna, e la tragedia umanitaria continua, con i migranti consegnati all’estrema violenza dei trafficanti e che continuano a morire in mare (14.000 morti nel Mediterraneo dal 2014).
Il mini-summit arriva dopo una moltiplicazione delle iniziative europee durante l’estate. Per quanto riguarda la Francia, Emmanuel Macron aveva annunciato a luglio la creazione di “hostspost”, centri di registrazione per migranti, in Libia. Se la Presidenza francese rapidamente aveva fatto rapidamente marcia indietro a causa delle condizioni di sicurezza, una delegazione dell’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi è stata inviata in Ciad e Niger ai primi di agosto per studiare la possibilità di un dispositivo simile, che però non suscita entusiasmo nei paesi interessati.
Le associazioni guardano con preoccupazione questo progetto: “La frontiera europea viene spostata in paesi sempre più lontani“, dice Eva Ottavy, della ONG francese Cimade, per la quale “con il pretesto di salvare vite umane, si blocca l’accesso al territorio“. Da parte sua, l’Italia, in prima linea nella crisi migratoria (più di 600.000 migranti provenienti dalla Libia sulle sue coste dal 2014), ha indurito l’appproccio, imponendo un codice di condotta per le ONG o minacciando di bloccare l’ingresso nei propri porti alle navi straniere che trasportano migranti soccorsi in mare.
Il leader libico Fayez al-Sarraj, che controlla solo una piccola parte di un territorio in pieno caos, dovrebbe da parte sua chiedere ai paesi europei di fare pressione per sollevare l’embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite nel 2011, per di equipaggiare adeguatamente le sue guardie di frontiera e costiera.