di Marco Trovato
La magia senza tempo di Jamaa el-Fna, cuore pulsante e scrigno di segreti della città di Marrakech. Da mille anni la celebre piazza di Marrakech si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto, dove si esibiscono danzatori, cantastorie, musicisti, incantatori di serpenti, fachiri e cartomanti.
Ci sono luoghi che solo a pronunciarli sprigionano magia. Jamaa el Fna è uno di quelli. Il cuore pulsante di Marrakech incarna il fascino senza tempo delle favole orientali, popolata com’è da personaggi che sembrano usciti da Le mille e una notte. Qui si possono incontrare ogni giorno incantatori di serpenti, fachiri e chiromanti, danzatrici del ventre, ammaestratori di scimmie incatenate, cantastorie dell’Atlante. Non a caso la piazza è stata proclamata dall’Unesco “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”. Come ha ben raccontato lo scrittore spagnolo Juan Goytisolo Gay, «lo spettacolo di Jamaa el Fna viene ripetuto quotidianamente e ogni giorno è differente. Tutto cambia: le voci, i suoni, i gesti, il pubblico che vede, ascolta, odora, assaggia, tocca. La tradizione orale è incorniciata da una molto più vasta – che noi possiamo chiamare intangibile. La piazza, come spazio fisico, protegge una ricca tradizione orale e intangibile».
Macabri ricordi
La sua origine, tuttora incerta, si perde nella leggenda e sembra risalire ai primi secoli dalla fondazione di Marrakech (avvenuta nel 1062). Oggi la piazza confina a nord con il quartiere dei suq, i mercati coperti, e ad est con la Kasbah, l’antica cittadella fortificata di Marrakech, mentre da sud-ovest è dominata dalla moschea della Kutubiyya. Un tempo il grande spiazzo si trovava ai margini del centro abitato. Il nome in arabo ha un doppio significato: letteralmente indica “l’assemblea del defunto” come pure “la moschea del nulla” (jāmiʿ significa sia “moschea” sia “assemblea”, mentre la parola fanāʾ indica l’“annichilimento”). In realtà entrambe queste etimologie sono plausibili. Infatti, se da un lato la piazza faceva parte di un progetto della dinastia sa’diana (la quale regnò nei territori del Maghreb al-Aqsa, che oggi fanno parte dell’attuale Marocco, nel Cinque-Seicento) relativo all’edificazione di una moschea, dall’altro nei secoli passati fu sede di esecuzioni capitali. Qui venivano impiccati i condannati a morte per omicidi o quelli ritenuti colpevoli dei crimini più gravi secondo il jihad, la legge islamica.
Celebrità mondiale
L’ultimo fatto di sangue è stato l’attentato terroristico del 28 aprile 2001, quando un’esplosione uccise 17 persone e ne ferì altre 25. Dopo avere catturato i presunti responsabili della strage, le autorità marocchine hanno sradicato dal territorio piccole cellule jihadiste e incrementato i controlli di polizia sui luoghi più sensibili, come la piazza di Marrakech.
Jamaa el-Fna è stata negli anni set di numerosi film. Qualche esempio? La Mummia del 1999, il musical Mamma Mia! con Meryl Streep e Pierce Brosnan, la commedia La Pantera Rosa colpisce ancora (1975), diverse scene della saga di James Bond. Ma la piazza è soprattutto un luogo dell’anima, fortemente simbolico e identitario, amato e frequentato dai marocchini. Durante i Mondiali di calcio in Qatar, migliaia di tifosi riempivano la piazza per assistere alle partite sul maxischermo. Non ci sono stati incidenti, solo scene di gioia per i successi dei “Leoni dell’Atlante”. E c’è da scommettere che la piazza tornerà a riempiersi come non mai in occasione della prossima edizione della Coppa d’Africa che sarà ospitata dal Marocco.
Boom di turisti
Oggi il clima che vi si respira è festoso. È ormai un lontano ricordo il terremoto dell’8 settembre 2023 – il più violento mai registrato nella storia del Marocco – che aveva colpito la regione di Marrakech-Safi (2.901 persone sono rimaste uccise e 5.530 ferite). Il sisma di magnitudo 7 aveva fatto crollare alcune case nelle parti più antiche di Marrakech e parti delle antiche mura della città. A Jemaa el-Fnaa, un minareto della moschea Kharboush si era sbriciolato, schiacciando i veicoli sottostanti. Erano rimasti danneggiati anche la Moschea della Kutubiyya e diversi edifici della medina, patrimonio mondiale dell’UNESCO risalente al XII secolo. I lavori di ripristino e di restauro sono stati eseguiti in tempi record. E i turisti sono tornati numerosi ad affollare il centro storico, caratterizzato da un dedalo di vie e un tripudio di bancarelle. Le autorità marocchine sventolano numeri da record negli arrivi negli aeroporti. E Marrakech è tornata al centro del radar dei visitatori. In effetti, la città è stata solo sfiorata dal sisma, e che i danni più ingenti si sono verificati a circa un centinaio di chilometri di distanza, lungo la catena montuosa dell’Atlante. La grande piazza è nuovamente animata di festose bancarelle che vendono di tutto, a cominciare dai succhi di frutta freschi, e di mercanti di strada che urlano i loro prezzi speciali per olio di argan e babbucce in pelle.
Spettacolo mutevole
Nel corso della giornata Jamaa el-Fna si trasforma e cambia aspetto: di mattina e nel primo pomeriggio è sede di un vasto mercato all’aperto, con bancarelle che vendono le merci più svariate (dalle stoffe ai datteri ai mazzi di menta, alle uova di struzzo). Fin dalle prime luci del giorno è possibile fare colazione con gustose spremute di arance, frullati d’avocado o banana, nettare pressato di melograno, accompagnati con frutta secca. Nelle ore più calde si incontrano i venditori d’acqua in abito tradizionale, rosso, con un grosso cappello dal quale pendono sonagli. Rannicchiati nelle loro tuniche, le chiaroveggenti leggono nelle carte il futuro dei passanti. Il suono delle trombette berbere ipnotizza i cobra che escono dai cesti in vimini e sembrano danzare nell’aria. Non mancano gli erboristi che offrono pozioni dalle proprietà miracolose e i tatuatori che disegnano sulle mani arabeschi con l’henné. Ci sono persino i cavadenti che espongono i loro “pezzi” appena estratti.
Al calar della sera la piazza diventa più affollata e sopraggiungono danzatori, cantori, musicanti e maghi. Le bancarelle degli ambulanti si ritirano e subentrano banchetti con tavole e panche per mangiare cibi della tradizione preparati al momento. La piazza si riempie di profumi forti. Zuppe di lumache giganti ribollono in grossi pentoloni, piatti stracolmi di tajine e cuscus passano da una mano all’altra, spiedini di carni speziate (montone, pollo, manzo) sfrigolano sulla griglia.
Nuvole di fumo si alzano dalle bancarelle che vendono cibo. Gli stomaci più collaudati possono provare le frattaglie aromatizzate con paprica, coriandolo e sale e cumino o le salsiccie di vitello merguez alle spezie, accompagnante con pagnottelle di khobz. Migliaia di cittadini e turisti arrivano da ogni dove per rifocillarsi. Dopo aver mangiato a sazietà, non resta che provare un bicchiere di khoudenjal, decotto dai poteri afrodisiaci a base di radici di galanga, cannella, zenzero, chiodi di garofano, noce moscata, cardamomo, anice stellato e pepe nero. In alternativa si può sorseggiare una bevanda fresca o un caffè sulle terrazze dei locali affacciati sulla piazza. Si rimane incantati a osservare il brulicante viavai di persone, il magico spettacolo delle bancarelle in fermento, le nubi di vapori che si alzano verso il cielo tempestato di stelle.
Questo articolo è uscito sul numero 4/2024 della rivista Africa. Clicca qui per acquistare una copia.