Il presidente della Guinea-Bissau, José Mário Vaz, ha sciolto il consiglio dei ministri con un decreto. Vaz ha giustificato il provvedimento con una crisi politica non specificata che, secondo lui, avrebbe paralizzato le istituzioni statali e il funzionamento del governo.
Qualche giorno fa, il premier Aristides Gomes aveva denunciato quello che ha definito un tentativo di colpo di Stato. E sabato la polizia aveva fermato un tentativo dell’opposizione di manifestare. Negli scontri era stata uccisa una persona e molte altre erano rimaste ferite.
Questo è l’ultimo episodio di una lunga lotta di potere tra il presidente e il governo del piccolo Paese dell’Africa occidentale (conta circa due milioni di abitanti). Lo scioglimento del governo ha lasciato la Guinea-Bissau nell’instabilità.
Ora ci sono forti dubbi sul fatto che si possano tenere le elezioni presidenziali previste alla fine di novembre. Alle urne, il presidente Vaz affronterà l’ex primo ministro Domingos Simões Pereira, che egli stesso ha licenziato nel 2015. Il licenziamento di Pereira è la mossa che ha dato il via all’impasse politica, che il blocco regionale Ecowas si augura possa finire con le elezioni di novembre.
Indipendente dal 1974, la Guinea-Bissau, ex colonia portoghese, è sempre stato un Paese difficile. Ha già subito quattro golpe militari e sedici tentativi di colpo di Stato.