di Andrea Spinelli Barrile
Il presidente del Kenya, William Ruto, ha manifestato la sua intenzione di trasformare Kibera, la più grande bidonville di tutto il Kenya e, si dice, di tutta l’Africa, il quartiere più povero di Nairobi, da baraccopoli informale a moderna zona residenziale entro la fine di un eventuale secondo mandato presidenziale. Lo riportano i giornali kenioti.
Il governo del Kenya, ha specificato Ruto, intende realizzare 200.000 case a Nairobi entro i prossimi cinque anni, un’operazione massiccia per alleviare la pressante crisi nelle baraccopoli e per creare posti di lavoro.
“Entro un decennio” ha detto Ruto “Kibera subirà una notevole trasformazione e ci siamo impegnati a sradicare tutte le baraccopoli” del Paese.
Il piano di housing sociale del governo del Kenya è molto ambizioso: una settimana fa proprio Ruto ha inaugurato il progetto di edilizia sociale della baraccopoli di Mukuru, 7 chilometri a sud del quartiere degli affari della capitale Nairobi, e durante l’inaugurazione ha detto che il progetto creerà 4000 posti di lavoro. A Mukuru saranno realizzate 15.000 abitazioni mentre altre decine di migliaia di unità abitative a prezzi accessibili saranno realizzate, con progetti già in corso, in aree come Soweto B a Kibera, Ruiru, Pangani, Starehe, Shauri Moyo, Homa Bay e Mavoko.
Sempre Ruto ha ammesso che la gestione dei progetti, e soprattutto dei finanziamenti ai progetti di housing sociale, non è sempre stata trasparente ed efficace.
Sempre nell’ottica di una modernizzazione e di una più ampia offerta di posti di lavoro, Ruto ha detto che in ogni quartiere di Nairobi sarà realizzato un centro di tecnologia dell’informazione e della comunicazione (Tic), dove impiegare in ciascun hub 250-300 giovani: “Google, Intel ed Apple stanno cercando lavoratori digitali e questi saranno i giovani del Kenya”. Secondo Ruto diverse aziende tech multinazionali vorrebbero aprire in Kenya, quantificando le opportunità in termini di posti di lavoro in 300.000 unità.