di Andrea Spinelli Barrile
È molto difficile ricostruire quanto sta succedendo nella regione a nord-est di Kidal, in territorio maliano al confine con l’Algeria, nell’area di Tinzaouatene. Lo Stato maggiore generale degli eserciti del Mali ha comunicato, sabato sera, di aver “colpito con successo” cinque “obiettivi terroristici” a Tinzaouatene, località situata a 233 chilometri a nord-est di Kidal, al culmine di tre giorni di intensi combattimenti.
In un comunicato stampa, lo Stato maggiore sottolinea che “nella notte tra il 26 e il 27 luglio 2024, le unità Fama, di pattuglia nel settore di Tinzaouatene da tre giorni, hanno iniziato il loro movimento” aggiungendo che “continuano i violenti combattimenti contro la coalizione di terroristi”. Secondo l’esercito maliano “l’area resta un bastione dove sono confluiti terroristi e trafficanti di ogni tipo” e attualmente è il teatro bellico principale nel Paese africano. Lo Stato maggiore ha specificato che “cinque obiettivi terroristici sono stati colpiti con successo dagli aerei della Fama”.
Una ricostruzione, quella fornita dalla propaganda dell’esercito maliano, che non coincide con altri resoconti, sempre propagandistici, degli altri attori sul terreno: Mohamed Elmaouloud Ramadane, portavoce del Quadro strategico per la difesa del popolo di Azawad (Csp-Dpa, gli azawad in conflitto con il governo maliano) ha detto che al termine di “due giorni di intensi combattimenti alla periferia del villaggio di Tinzaoutene, i combattenti del Dpa hanno messo in rotta l’intera colonna dell’esercito maliano” precisando che “una decina di soldati sono stati uccisi e altri feriti, i mezzi blindati distrutti e recuperati”. Dal lato delle organizzazioni jihadiste sul campo, invece, non ci sono state comunicazioni ufficiali ma sui social sono state anche diffuse numerose fotografie che ritraggono alcuni ostaggi caucasici catturati dai Jnim, il Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani, legato ad al-Qaeda e terzo attore nel complesso quadro bellico del Mali. Ma non solo: la propaganda dell’esercito maliano è smentita dai resoconti comparsi sui media russi e su diversi account Telegram legati al gruppo Wagner e ai suoi mercenari, che riportano di ingenti perdite per i russi e i maliani e di una sonora sconfitta proprio a Tinzaoutene, con un intero battaglione di mercenari scomparso, con morti, feriti e decine di ostaggi.
La battaglia di Tinzaoutene è iniziata giovedì, scontri che hanno interessato principalmente le Forze armate maliane (Fama), i ribelli del Quadro strategico per la difesa del popolo di Azawad (Csp-Dpa) e gli ausiliari dell’esercito russi, i Wagner. Venerdì l’esercito maliano ha annunciato la morte di due soldati maliani e altri dieci feriti nei violenti scontri tra l’esercito maliano e il gruppo azawadiano a Tinzaouatene e negli scontri sarebbero stati neutralizzati anche una ventina di “terroristi”, sempre secondo l’esercito maliano. All’inizio della settimana, precisamente il 22 luglio, le Fama avevano annunciato di aver preso il controllo della città di In-Afarak, nella regione di Kidal, nel nord del Mali, al confine con l’Algeria.
Secondo un comunicato stampa diffuso da Wagner e ripreso dai media russi negli scontri è morto il contractor russo, mercenario Wagner e blogger, Sergei Shevchenko detto “Stagno”, deceduto tra il 22 e il 27 luglio. Era famoso per essere l’admin del canale Telegram russo Grey Zone, che ha mezzo milione di follower ed è spesso usato come fonte da diversi organi di stampa sin dall’inizio del conflitto in Ucraina. L’ultimo post sul canale Grey Zone è del 23 luglio. Secondo altri account russi il suo nome era in realtà Nikita Fedyanin. Costui, tra l’altro, era a capo di un intero battaglione di mercenari: giovedì sono iniziati i combattimenti e, inizialmente, le Fama e i Wagner sembravano in vantaggio rispetto agli azawadiani. Giovedì notte e venerdì tuttavia c’è stata una tempesta di sabbia e, riporta la Reuters, gli azawad si sono riorganizzati e hanno inviato rinforzi, circa 1.000 combattenti, nell’area.
In totale, le perdite da parte degli ausiliari russi sarebbero ingenti (Africa initiative, agenzia di informazioni russa legata al Cremlino, parla di un intero plotone) e molti sarebbero anche stati catturati dai ribelli azawadiani ma la possibilità di negoziare uno scambio con i terroristi sembra essere molto scarsa. Il problema riguarda le violenze e i crimini di guerra di cui i Wagner si sono macchiati nei mesi scorsi, da prima dell’assedio di Kidal, bastione storico dell’Azawad perso a novembre. Crimini che gli azawadiani hanno detto di voler vendicare. I ribelli hanno rivendicato in particolare “una vittoria clamorosa”: “Le nostre forze hanno annientato definitivamente le colonne nemiche” e “i pochi sopravvissuti tra le fila delle forze maliane e della milizia Wagner sono stati fatti prigionieri” ha detto Mohamed El Maouloud Ramadane, portavoce del Csp, smentendo così l’informazione secondo cui i mercenari russi e i soldati maliani avrebbero abbandonato il teatro della guerra, ed ha annunciato un bollettino ufficiale per le prossime ore.
Alexander Ivanov, a capo della Community of officers for international security, un think tank russo, e rappresentante e portavoce dei Wagner in Repubblica Centrafricana, ha rilasciato all’agenzia Tass alcune dichiarazioni circa la pesante sconfitta subita dai Wagner in Mali nei giorni scorsi: “L’imboscata in cui si sono imbattuti era molto meglio organizzata di quelle che avevano incontrato prima. Avevano unità di ricognizione speciali, veicoli e armi. A parte questo, il meteo era sfavorevole. Sembra che le forze occidentali abbiano coordinato le azioni dei militanti” ha detto Ivanov, lanciando accuse molto pesanti e gravi: “Dall’anno scorso è stato riferito che le forze straniere, agenti francesi, compagnie militari private americane e persino istruttori ucraini impegnati nell’addestramento dei militanti, hanno intensificato le loro attività in questa regione” e per questo, ha aggiunti Ivanov “è necessaria una seria rivalutazione delle forze e delle capacità da parte di tutti gli specialisti militari russi e dei nostri alleati per prendere la situazione sotto controllo”.
Quella subita a Tinzaouatene è la peggiore sconfitta in battaglia da quando il gruppo Wagner si è stabilito in Africa ma rischia di avere ripercussioni su larghissima scala, anche nel confitto in Ucraina: la propaganda ufficiale dell’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes, formata dalle giunte militari al potere in Burkina Faso, Niger e Mali) ha ripreso le accuse all’Ucraina in post sull’account ufficiale Telegram dell’Aes. Secondo la propaganda dell’Aes, “durante gli scontri è stata fatta una scoperta inquietante: accanto ai terroristi erano presenti operatori di droni ucraini. Questi ultimi hanno utilizzato droni Fpv e quadricotteri pesanti per supportare le loro operazioni”.
Nelle scorse ore, l’esercito maliano ha parlato anche di un “atterraggio di emergenza” di un elicottero, che avrebbe incontrato “difficoltà”. Atterraggio avvenuto senza provocare vittime, secondo le Fama. Diversa, anche qui, la versione degli Azawad, che dicono di aver colpito un elicottero che, alla fine, si è schiantato.
I militari, al potere in Mali dal 2020, hanno fatto della riconquista del territorio nazionale una delle loro priorità ma i gruppi armati separatisti dell’azawad hanno perso il controllo di diverse località del nord dalla fine del 2023, dopo un’offensiva dell’esercito maliano culminata nella cattura di Kidal, bastione della richiesta di indipendenza e importante questione di sovranità per lo Stato centrale. L’offensiva nel nord del Paese ha dato origine a numerose accuse di abusi commessi contro la popolazione civile dalle forze maliane e dai loro alleati russi a partire dal 2022, che le autorità maliane negano.