di Pierre Yambuya – foto di Alexis Huguet / Afp
Incantesimi, feticci e pugni: in Congo va in scena il “Voodoo Wrestling”. Più magia che colpi. I lottatori “voodoo” della capitale congolese hanno le sembianze di pittoreschi stregoni e sono venerati (e temuti al tempo stesso) per i loro poteri sovrannaturali. Salgono sul ring cosparsi di polveri prodigiose, armati di feticci, invocano l’aiuto degli spiriti e si sfidano a colpi di magia
Lo scorso ottobre, mentre a Kinshasa imperversava la campagna elettorale per le elezioni presidenziali (che a dicembre hanno riconfermato al potere Félix Tshisekedi, 60 anni, con il 73,3% di voti), una notizia che nulla c’entrava con la politica ha monopolizzato l’attenzione dei media locali: l’annuncio della morte di Edingwe “Moto na Ngenge”, la leggenda della lotta congolese. Come l’informazione è diventata di pubblico dominio, televisioni, radio e siti web hanno smesso di occuparsi di candidati e comizi per celebrare l’ex campione di questo sport popolare, secondo solo al calcio. La scomparsa di Edingwe, un eroe nazionale diventato celebre negli anni Ottanta, ha gettato nello sconforto milioni di connazionali. Ma il dolore è durato poche ore: il tempo necessario per capire che si trattava di una fake news.
La moglie ha postato un video dalla camera di ospedale dove l’ex lottatore, malato di cancro, era ricoverato da mesi. «Mio marito combatte ancora tra la vita e la morte», ha spiegato con aria affranta. «È in condizioni critiche, avrebbe bisogno di essere curato all’estero, ma non molla». A quel punto sui social si è scatenata una ridda di congetture, illazioni, teorie. I tifosi di Edingwe hanno diffuso sui social la notizia – incredibile solo a noi occidentali, ma ben presto diventata virale in Congo – della resurrezione di Edingwe.
Spettacolo e stregoneria
A tutt’oggi non è chiaro se l’uomo sia in fin di vita o deceduto – nella rete ormai circolano i teoremi più fantasiosi –, ma il fatto stesso che in tanti abbiano creduto nella possibilità che il loro idolo potesse essere risorto dalla morte la dice lunga su quanto la lotta tradizionale nella Repubblica Democratica del Congo travalichi gli aspetti meramente sportivi. In effetti a Kinshasa la lotta tradizionale – nota come “Voodoo Wrestling” o “Catch Fétiche” – è sinonimo di spettacolo e di stregoneria. Incitati dalle urla degli spettatori in delirio, i lottatori si sfidano a colpi di magia. Armati di feticci e cosparsi di polveri prodigiose, sfoderano sortilegi in grado di mettere al tappeto gli avversari senza bisogno di usare la forza. Durante i combattimenti capita di vedere lottatori colpiti dai malefici scagliati dai rivali che improvvisamente smettono di tirare pugni e cominciano a barcollare, e ballare rincretiniti, stregati e umiliati, fino a cadere a terra sotto l’effetto di una micidiale incantesimo.
Feticci e formule magiche
La potenza dei muscoli nulla può contro il potere della sorcellerie, la stregoneria. È qui che sta la bellezza della lotta congolese, quello che la differenzia dagli show commercial-televisivi del catch giapponese o del wrestling americano. Le forze immateriali che aleggiano nel mondo animista prevalgono sulle forze materiali, ovvero sui corpi degli atleti.
Il fotografo Gwenn Dubourthoumieu ha immortalato gli incontri notturni che infiammano i quartieri popolari di Kinshasa come Matonge, Salongo, Matete e Lemba. I suoi scatti non mostrano sfide sportive, ma scontri titanici fra stregoni che sguainano feticci, pronunciano formule magiche e invocano l’intervento degli spiriti della foresta. E tra loro non mancano le donne, come Igwe Texas, un personaggio che pare uscito da un libro di Harry Potter. Pare abbia ereditato i poteri della stregoneria da sua nonna, un’anziana veggente. Sul ring sculetta con una gonnella di rafia. «Per vincere i combattimenti mi basta ancheggiare», assicura. Quel semplice movimento manda in trance anche il più agguerrito dei rivali, che ben presto finisce ko tra l’entusiasmo del pubblico.
Zombie e teste sputa-fuoco
La giornalista francese Caroline Six ha visto all’opera i più acclamati lottatori congolesi. «Il loro successo non si basa sulla forza, sulla tecnica o sullo stile, ma sulla loro capacità di far credere la gente nei loro poteri di stregoneria», spiega. L’armamentario magico usato dai lottatori è variegato: «Il campione Bijou Kisamvwote, detto “Colpo di Fuoco”, ha l’abitudine di portare una cassa da morto sul ring. Dalla bara estrae il suo feticcio-portafortuna Mbengu Mbengu, un’enorme statua con due teste sputa-fuoco, che è in grado di far apparire dal nulla lampade, orologi, mobili e ombrelli», racconta Six. «Altri stregoni del wrestling, come Vipera, compiono il prodigio di materializzare e moltiplicare spaghetti, sacchi di riso, pesci, conigli… una montagna di cibo che viene lanciata sugli spettatori festosi. Il lottatore-feticista Gesac Malema, altro beniamino del pubblico di Kinshasa, si presenta sul ring decorato di lumache giganti, foglie di rafia e pelli di animali selvatici… pronto a trasformarsi d’incanto in un terrificante zombie capace di paralizzare e stritolare gli avversari con il semplice tocco di una mano».
Liturgie animiste
La storia della lotta congolese risale agli anni Cinquanta, quando nelle palestre dell’allora colonia belga emerse uno di stile di combattimento chiamato Mukumbusu e che divenne popolare tra le gang di strada. Negli anni Settanta il dittatore Mobutu Sese Seko propugnò la sua politica dell’autenticità, nota con il nome di «zairizzazione», e impose di inserire anche nella lotta degli elementi ispirati alla cultura tradizionale. Fu così che nei combattimenti fecero la loro comparsa feticci ed elementi magici.
Spiega Katrien Pype, antropologa nota per lo studio delle tradizioni sportive africane: «Quella che inizialmente era una semplice forma di intrattenimento che ostentava la mascolinità divenne una rappresentazione magica e religiosa che metteva in luce l’identità spirituale, per lungo tempo soffocata dall’occupazione coloniale e dalla Chiesa cristiana». I lottatori divennero signori delle arti oscure e i loro incontri si trasformarono in riti spettacolarizzati, con una sceneggiatura drammatica al limite del grottesco. Cinquant’anni dopo, gli incontri di “Voodoo Wrestling” sono ben più di una lotta teatralizzata, una messinscena dello showbiz fatta per appassionare e divertire il pubblico, sconfinano in una sorta di liturgia animista impregnata di misticismo e di superstizioni dove non mancano colpi di scena e i momenti di terrore.
Venerati e temuti
I guerrieri di Kinshasa sono venerati (e temuti al tempo stesso) per i loro presunti poteri sovrannaturali. Ricevono i tifosi su appuntamento per risolvere i loro problemi di salute, di cuore, di affari. Prima di salire sul ring, strofinano sui propri corpi brandelli di pelle animale e polverine colorate. Per loro i feticci sono armi non convenzionali molto potenti. La grande popolarità di questi personaggi spinge gli uomini politici locali a ingaggiare i lottatori migliori per accrescere il consenso.
Nell’ultima campagna si sono visti campioni di wrestling salire sul ring sventolando bandiere di partito e immagini di candidati. Nei giorni che hanno preceduto le elezioni si tenevano incontri di lotta in ogni quartiere. Come spiega Monsieur Simon, presidente del “Club dei Guerrieri” nel quartiere di Ndjli, «grazie ai loro eccezionali poteri e ai loro irresistibili incantesimi, i grandi lottatori riescono a impossessarsi della mente del pubblico. Possono volare nell’aria, trasformarsi in animali, sparire nel nulla e diventare invisibili». E talvolta risorgere.
Questo articolo è uscito sul numero 2/2024 della rivista Africa. Clicca qui per acquistare una copia.