recensione a cura di Stefania Ragusa
Ritorna, pubblicato da Einaudi, il romanzo d’esordio di una delle più interessanti scrittrici etiopi contemporanee. In Sotto lo sguardo del leone (Einaudi, 2025) Maaza Mengiste racconta gli ultimi giorni della monarchia di Haile Selassie e l’avvento del Derg, filtrandoli attraverso le vicende famigliari del medico Hailu, un professionista affermato che si ostina a credere nel negus neghesti e nella sua capacità di tenere il Paese. L’Etiopia è attraversata da una terribile carestia. Selam, la moglie di Hailu, ammalata di cuore, sta per morire. La famiglia è concentrata sul proprio dolore ma Dawit, il figlio preferito di Selam, viene travolto dall’onda rivoluzionaria, che ben presto degenera nella violenza e nella dittatura, rivelando il suo volto contraddittorio.
Mengiste intreccia la Storia con le singole storie della famiglia di Hailu, riuscendo a non fare mai il nome di Mengistu Haile Mariam, il Negus rosso che avrebbe tenuto in pugno il Paese fino al 1991. «Scrivendo questo libro ho dovuto decidere quando attenermi ai fatti storici riportando anche i nomi e quando ricorrere a circostanze o nomi di fantasia», aveva spiegato all’epoca Mengiste. «Nel caso dell’imperatore, che era già diventato un personaggio leggendario e per molti versi un mito, non ho avuto difficoltà».
Ma riguardo al leader del Derg, reale e prossimo ancorché riparato in Zimbabwe, le cose stavano diversamente. «Volevo che il racconto riguardasse le vittime del regime e non coloro i quali avevano perpetrato questa violenza. Volevo concentrarmi su quelli che hanno sofferto». Ed effettivamente Mengiste riesce in questo libro a passare in rassegna i molteplici volti del dolore e delle illusioni, in uno sviluppo non immune da ingenuità ma fortemente psicologico e sociale. Non a caso, qualche anno fa, l’autorevole testata britannica Guardian ha inserito questo romanzo tra i tre libri migliori per raccontare l’Etiopia.
