a cura di Stefania Ragusa
Quando viene pubblicato De Purs Hommes, nel 2018, Mohamed Mbougar Sarr è già riconosciuto come uno scrittore di talento ma è ancora lontano dalla fama che il premio Goncourt gli darà tre anni dopo. Protagonista del romanzo è un giovane docente, Ndéne Gueye, che si trova a vedere «il video che sta girando su tutti i telefonini del Paese» e ne resta profondamente turbato. Il video mostra una folla di uomini che dissotterra il cadavere di un uomo e lo trascina fuori dal cimitero, un trattamento che va contro l’umanità e la religione e che in Senegal viene riservato talvolta ai goor-jijeen, gli omosessuali. Il professore si mette a indagare sul passato dell’uomo e va anche a incontrare sua madre, diventando per questo bersaglio di sospetti e critiche. Gueye però non si ferma, il velo di ipocrisia che avvolge in Senegal l’argomento omosessualità gli si rivela nella sua insostenibilità. La necessità di attraversarlo o addirittura squarciarlo si impone.
Il libro viene accolto con grande favore in Francia. Un inno alla libertà e alla lucidità, lo definisce L’Express. «Questo romanzo», si legge nella recensione, «invita a guardarsi in faccia, qualunque sia il proprio volto. Il compito più difficile di sempre». Ma in Senegal, quando si tratta di omosessualità, di voglia di guardarsi in faccia ce n’è poca. Sarr viene attaccato duramente (anche da esponenti di rilievo del partito che ha recentemente vinto le elezioni) e la vendita del libro è interdetta.
In Italia non arriva l’eco della polemica. Sarr diventa un nome dopo il Goncourt, ma l’attenzione è tutta per La più recondita memoria degli uomini. A distanza di sei anni, però, Edizioni e/o, propone finalmente questo romanzo al pubblico italiano, mantenendo la cover dell’edizione originale e il titolo immutato: Puri uomini (158 pp, €17).