Un mese passato a transumare mescolata tra i Wodaabe (o Bororo) con le loro mandrie nel Ciad, dall’indomani del Geerewol – cerimonia peul inconfondibile per il modo in cui gli uomini si truccano –, sola bianca a condividere le condizioni estreme di vita di questi pastori, consapevoli e fieri della propria diversità. L’autrice, viaggiatrice avvezza a esperienze simili (in un altro libro, La carovana del sale, raccontava il suo viaggio con trenta tuareg e trecento dromedari), con scrittura quasi moraviana rende il lettore compartecipe delle sue scoperte, sorprese, fatiche – e queste ultime davvero non sono poche. Caldo, esposizione alle intemperie, mancanza di igiene, scorpioni zanzare formiche, scarsità d’acqua (non solo di quella potabile), cibo sempre da misurare… Condizioni di vita che, beninteso, i Wodaabe stessi avvertono come particolarmente dure, anche se naturalmente e culturalmente “selezionati” per farvi fronte.
Attraverso le descrizioni, i gesti osservati, gli incontri, le mille attenzioni rilevate nei suoi propri confronti, l’autrice soprattutto rende omaggio a questa popolazione, che si è differenziata dal grande universo peul estendentesi fino alle coste dell’Atlantico e che al proprio interno conosce ulteriori diversificazioni tra clan. Anche nei gusti estetici.
Pur senza calcare la mano, il diario di Elena “Dak” Dacome fa capire come il modo di vita di questi nomadi si scontri con la crescente difficoltà – non solo in Ciad ma ovunque si trovino – di trovare pascoli e punti d’acqua sufficienti: le terre vengono occupate sempre più dagli agricoltori, mentre il cambiamento climatico rende anche i pascoli esistenti sempre meno verdi. «L’anno prossimo li troverò a pascolare mucche o zappare il miglio?».
Una breve «Appendice antropologica» offre squarci illuminanti sulla cultura dei Wodaabe, soprattutto in riferimento alla donna, che la rende in larga parte “sottomessa” nel proprio gruppo e oggetto di discriminazione in seno alla società ciadiana (a questo proposito la parola è data alla coordinatrice dell’Associazione delle donne peul autoctone del Ciad, Hindou Oumarou).
P.S.: Impreziosisce l’edizione la riproduzione di una serie di acquerelli, ispirati a foto dell’autrice, realizzati dal celebre designer e grafico Giancarlo Iliprandi (scomparso a metà settembre).
Corbaccio, 2016, pp. 236, € 20,00
(Pier Maria Mazzola)