Di Federico Pani – Centro studi AMIStaDeS APS
L’industria dei media in Tanzania è a un bivio, stretta tra il controllo del governo, l’instabilità finanziaria e la disuguaglianza di genere. Sebbene siano stati fatti tentativi per migliorare la rappresentanza delle donne nei media tanzaniani, l’incapacità del settore di rappresentare e affrontare i problemi che riguardano le questioni di genere sembra aver contribuito ad ampliare le disparità.
Il periodo tra il 2015 e il 2021 può considerarsi uno dei periodi maggiormente repressivi per i media della Tanzania, che hanno convissuto con censura, restrizioni governative e un clima di crescente intimidazione nei confronti dei giornalisti.
Con l’entrata in carica nel 2021 di Samia Hassan, la prima donna leader della Tanzania, è stato promesso di rompere con le derive autocratiche del predecessore Johan Magufuli. Nell’ottobre scorso, il governo ha però sospeso per un mese i siti online e tutti i social media della più grande media house della nazione, dopo che uno dei suoi quotidiani, The Citizen, aveva pubblicato una vignetta animata che alludeva ai recenti misteriosi rapimenti di persone. Già alcune leggi durante la presidenza Magufuli erano state ampiamente criticate per aver soffocato la libertà dei media, come ad esempio il Cybercrimes Act del 2015, lo Statistics Act del 2015, il Media Services Act del 2016 e le normative del 2018 e 2020 che regolano i contenuti online.
Il Cybercrimes Act ha infatti concesso allo Stato ampi poteri di sorveglianza sulle pubblicazioni online mentre lo Statistics Act ha reso illegale per i giornalisti pubblicare dati senza prima aver ottenuto l’approvazione del National Bureau of Statistics. L’effetto combinato di queste disposizioni ha generato un clima di paura e censura, spingendo molti giornalisti all’autocensura per evitare azioni punitive.
La sicurezza fisica dei giornalisti in Tanzania rappresenta un’altra questione critica. L’Unione dei circoli della stampa della Tanzania (UTPC) ha documentato numerosi casi di aggressioni fisiche, minacce e intimidazioni contro i giornalisti, in particolare coloro che si occupano di questioni politicamente sensibili. Tra le vittime figurano anche molte donne, sia all’interno che all’esterno della redazione, riflettendo le più ampie disuguaglianze di genere nella società.
All’interno delle redazioni, le donne affrontano spesso barriere significative e vengono relegate a posizioni di livello inferiore. Questo limita la loro influenza e i loro progressi di carriera. Un rapporto del 2019 del Media Council of Tanzania (MCT), intitolato Challenging the Glass Ceiling, ha rilevato che le donne sono significativamente sottorappresentate nelle posizioni dirigenziali all’interno delle redazioni. Le giornaliste subiscono spesso molestie e discriminazioni sul posto di lavoro, scoraggiandole ulteriormente dal perseguire ruoli di leadership: la mancanza di rappresentanza ha limitato l’influenza delle donne nelle narrazioni sociali. La copertura delle notizie tende a concentrarsi su storie sensazionalistiche piuttosto che su questioni importanti come la violenza di genere o la disuguaglianza economica: anche le voci delle donne vengono spesso sottorappresentate nella copertura delle notizie, con le prospettive maschili che dominano le discussioni importanti e il rifiuto e i pregiudizi hanno così limitato le opportunità e creato squilibri di potere nel mondo dell’informazione.

Anche se la Tanzania ha compiuto notevoli progressi nell’affrontare la violenza contro le donne, anche attraverso quadri giuridici come il Sexual Offences Special Provisions Act e il National Plan of Action to End Violence Against Women and Children, la violenza contro le donne è ancora una preoccupazione urgente nel Paese.
Se è vero che queste misure hanno avuto il merito di aumentare la consapevolezza e rafforzare le protezioni contro la violenza di genere, le sfide sono ancora molteplici. Rimangono nella società leggi discriminatorie, che impediscono a donne e ragazze di godere pienamente dei propri diritti e di accedere ai benefici dello sviluppo: permangono, ad esempio, lacune nella tutele legali delle donne, in particolare nei loro diritti ereditari, spesso modellati da pratiche religiose e consuetudinarie. La mancanza di sicurezza dei diritti fondiari per le donne ha avuto un impatto diretto sulla produttività agricola, danneggiandola e interessando l’intera economia del Paese.
Per molte vedove, l’assenza di comproprietà coniugale della proprietà significa infatti perdere tutto: il codice familiare e le leggi consuetudinarie favoriscono gli uomini nella successione, mentre le normative statutarie non offrono ancora una protezione adeguata. Questo squilibrio ha soffocato la produttività delle donne, le loro iniziative imprenditoriali e ha danneggiato il processo decisionale all’interno delle loro famiglie. Anche il Village Land Act del 1999, che mirava a fornire certificati di diritti consuetudinari di occupazione ai proprietari terrieri rurali, comprese le vedove, garantendo loro la proprietà legale dei loro terreni, sta ancora soffrendo di un’implementazione molto lenta: meno del 10% dei villaggi tanzaniani ha completato, infatti, i piani di utilizzo del territorio richiesti per rilasciare questi certificati.

In futuro riforme legali saranno fondamentali per eliminare le leggi discriminatorie e allineare la legislazione nazionale agli standard internazionali sui diritti umani, assicurando che donne e ragazze possano partecipare pienamente in tutti gli ambiti della società. Nel settore agrario saranno necessarie riforme che includano le donne nelle strutture di proprietà, sfruttando le tecnologie digitali, come le carte d’identità digitali e le firme elettroniche: ciò potrebbe risolvere molte delle sfide che le donne affrontano per garantire i propri diritti sulla terra.
Le riforme nel settore mediatico, dovranno essere in grado di affrontare gli ostacoli significativi per garantire un ambiente più sostenibile, indipendente e inclusivo. Un sistema dell’informazione libero e pluralista è fondamentale per stimolare dibattiti pubblici consapevoli, rafforzare la trasparenza istituzionale e dare voce alle realtà e alle persone più vulnerabili, affinché possano esprimere le proprie istanze.
In questo contesto, nonostante i rischi legati alla disinformazione e al controllo dei contenuti online, un potenziale motore di cambiamento potrebbe arrivare dai social media. Gli influencer digitali, sempre più seguiti rispetto ai media tradizionali, stanno ridefinendo il panorama dell’informazione, raggiungendo un pubblico vasto e diversificato. La loro capacità di mobilitare l’opinione pubblica potrebbe rivelarsi determinante per promuovere una maggiore libertà di espressione e spingere il settore verso una rappresentazione più equa e inclusiva.