recensione a cura di Stefania Ragusa
Tre viaggi – Senegal, Stati Uniti e Palestina – diventano occasione per interrogarsi sul rapporto tra il senso della narrazione e la ricerca della verità e della giustizia. La tappa africana, la più breve, si snoda tra immagini interiori e letture storiche: l’autore, afroamericano colto e sensibile, raggiunge l’Africa, “il luogo in cui tutto è cominciato”, e si confronta con una capitale, Dakar, per lui familiare e insieme sconosciuta. Arriva “preparato”: ha ripercorso le radici del proprio nome, il ruolo dell’antropologia coloniale, le manipolazioni della storia. Ma sul posto resta straniero. Finanche le scelte lessicali (per esempio, l’incapacità di dare ai cibi il loro nome locale), rivelano la distanza tra la sua storia e la mitologia. Ed è proprio questo iato a essere rivelatore. Scritto e tradotto egregiamente, il libro colpisce per la profondità sincera dello sguardo.

Il messaggio di Ta-Nehisi Coates Einaudi, 2025, 160 pp, €18


