La ministra degli Esteri congolese, Therese Kayikwamba Wagner, ha accusato il Ruanda di preparare una carneficina nell’est della Repubblica Demoratica del Congo, durante l’ennesima riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu svoltasi ieri a New York. Una riunione dalla quale non è venuta fuori alcuna risoluzione, e nella quale la parte congolese ha ancora una volta denunciato l’inazione delle grandi potenze.
“Il Consiglio di sicurezza non può semplicemente restare in silenzio di fronte a questa tragedia. Non può nascondersi dietro dichiarazioni. È chiamato a sostenere i principi che definiscono questa istituzione: pace e sicurezza. Il rispetto del diritto internazionale e universale vale per tutti, anche se dobbiamo aspirare a soluzioni africane, non possiamo restare inerti quando vengono uccisi civili. Questa non è la soluzione e in ogni caso non è una soluzione africana”, ha dichiarato Kayikwamba Wagner.
Kinshasa denuncia la serie di atrocità registrate nei territori occupati dal Ruanda e dai suoi ausiliari M23. In sole 48 ore di occupazione, ha proseguito la ministra, a Goma (Nord Kivu) sono stati registrati “quattromila morti”. Le stesse scene di orrore sono state osservate a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu, caduta lo scorso fine settimana nelle mani dei ribelli M23/Adf, sostenuti da Kigali: saccheggi, esecuzioni sommarie, anche di bambini.
Si moltiplicano gli appelli internazionali affinché venga rispettato il cessate il fuoco per porre fine alle sofferenze del popolo congolese. Purtroppo, ha lamentato la ministra, “il Ruanda e l’M23 continuano a rispondere con la violenza”.
Ha chiesto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di essere più fermo di fronte al comportamento di Kigali: “Ribadiamo che c’è un bisogno urgente di agire. Chiediamo un’azione immediata. Il Consiglio di sicurezza deve prima chiedere che il Ruanda cessi le ostilità. Dobbiamo chiedere il ritiro delle truppe ruandesi dal territorio della Rdc”.
Sul fronte, i ribelli stanno proseguendo la loro avanzata in territorio congolese: dopo aver preso Kamaniola, si stanno dirigendo verso Uvira, in riva al Lago Kivu, dove sono già stati uditi rumori di armi.
La condanna del Gruppo di contatto internazionale per la regione dei Grandi Laghi
Il Gruppo di contatto internazionale per la regione dei Grandi Laghi, composto da rappresentanti di Germania, Belgio, Danimarca, Stati Uniti, Francia, Paesi Bassi, Regno Unito, Svezia, Svizzera e Unione Europea, ha invitato l’esercito ruandese a ritirarsi dalla Repubblica Democratica del Congo senza ulteriori indugi.
In una dichiarazione pubblicata ieri, il gruppo ha espresso la sua più profonda preoccupazione per la situazione nella parte orientale della Rdc, riferisce Radio Okapi. Ha inoltre sottolineato che non può esserci una soluzione militare al conflitto e ha invitato le parti a dare priorità all’impegno diplomatico e politico.
“Condanniamo fermamente la continua offensiva dell’M23/Alleanza del fiume Congo e della Rwandan Defence Force (Rdf) nel Nord e nel Sud Kivu, nonché la recente cattura dell’aeroporto di Kavumu e della città di Bukavu. Invitiamo l’M23/AFC a cessare immediatamente la sua offensiva e a ritirarsi da tutti i territori di cui ha preso il controllo, tra cui la città e l’aeroporto di Goma”, si legge nella dichiarazione.
Secondo i firmatari, la continua offensiva dell’M23/AFC e dei militari ruandesi sta compromettendo gli sforzi di pace nella regione. Esortano tutte le parti a implementare “il cessate il fuoco senza ritardi né condizioni” e invitano tutti i gruppi armati, compreso l’M23, a deporre le armi e riprendere il dialogo per porre fine alla violenza e proteggere la popolazione civile.
Il Gruppo di contatto internazionale per la regione dei Grandi Laghi condanna con la massima fermezza le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Sottolinea che è fondamentale che tutte le accuse di violazioni e abusi siano indagate a fondo, che le vittime siano riconosciute e sostenute e che i responsabili siano ritenuti responsabili dei loro crimini.