di Marco Aime
Oggi praticamente inesistenti in questa vasta area desertica, o inglobati dalle popolazioni locali, i “discendenti del re Davide” hanno però giocato un ruolo di primo piano, commerciale e non solo, fino a epoche recenti.
Si parla poco, e poco si conosce, della presenza ebraica in Africa, eppure il ruolo di queste comunità fu importante nell’antichità. È probabile che, dopo l’esodo dall’Egitto e dopo la distruzione del primo Tempio (586 a.C.), gruppi di ebrei si siano spostati verso la Cirenaica e il Maghreb al seguito di un’ondata araba di mercanti provenienti da Mosul. Secondo un’antica tradizione del Touggourt, regione del Sahara algerino orientale, la popolazione ebraica sarebbe così antica da poter essere considerata la più antica della zona.
Ibn Khaldun sostiene che, quando gli arabi penetrarono nelle terre dei berberi, nel VII secolo, molte di quelle tribù fossero ebree o fortemente influenzate dall’ebraismo: «È possibile, inoltre, che altre tra quelle tribù berbere credessero nella religione ebraica, che avevano ereditato dagli israeliti al tempo dell’espansione del loro regno. Era il caso della tribù dei Kahina, che venne sterminata dagli arabi all’inizio della loro conquista». Anche secondo Leone l’Africano molti in quelle regioni erano ebrei, prima di essere musulmani, e nell’Atlante c’erano tribù guerriere che pretendevano di discendere dal re Davide.
Molti mercanti e artigiani ebrei vivevano nel Wadi Nun, dove avveniva il raduno annuale delle carovane marocchine che andavano a Timbuctu e Oualata. Afferma Leone l’Africano: «Si dice che […] furono giudei della stirpe di David; ma poscia che i maumettani fecero acquisto di quel paese, gli abitatori si diedero alla fede di Maumetto. Vi sono molti uomini dotti nella legge, e la maggior parte tiene ottimamente a memoria i decreti e i testi di legge».
La comunità giudaica fu poi sterminata dagli Almohadi nel 1050 e dopo un secolo molte comunità ebraiche di Kairouan, Sfax, Gabes, Meknès, Fès e Marrakech erano quasi scomparse. Molti gli ebrei che abbandonarono quelle regioni per spostarsi in India, alcuni tuttavia rimasero in Africa, in particolare nella regione di Touat (Algeria), dove furono molto attivi fino al XV secolo, quando la rotta Tlemcen-Touat-Niger costituiva uno degli assi principali del commercio sahariano.
Sono state scoperte 250.000 pagine di documenti commerciali nelle ghenizot (depositi) di una sinagoga del Cairo risalenti all’XI e XII secolo, che riportano “note di credito” del traffico mercantile transahariano gestite da agenti ebrei basati nel Touat. L’attività era così intensa che gli ebrei del Touat si rivolsero al rabbino di Algeri per studiare la loro situazione riguardo al rischio di profanare lo shabbat: poiché non si poteva certo abbandonare la carovana per rispettare il giorno di riposo, Rabbi Isaac Bar-Sheshet Barfat (1326-1408) dichiarò che i carovanieri potevano continuare il loro viaggio purché fosse iniziato da almeno tre giorni.
Dalla fine del XIV secolo, in Spagna aumentarono le persecuzioni contro gli ebrei e, non molto tempo dopo, l’Inquisizione proseguì l’opera; molti maiorchini allora si spostarono nel Maghreb, dove peraltro agli inizi vennero accolti bene dai sovrani locali. La popolazione ebraica del Touat crebbe fino al 1492. Nello stesso anno, però, gli ebrei del Gourara cominciarono a essere perseguitati dal locale sultano Cheikh Abd-al-Karim al-Menghili, che, accusandoli di praticare l’usura, distrusse le sinagoghe del Touat e offrì sette mitqal d’oro a chi uccidesse un ebreo. Questo causò una grande crisi nei commerci sahariani nord-sud, che già stavano subendo pesanti contraccolpi dal progressivo spostamento delle rotte commerciali verso est, in direzione del Cairo.
Dispersi nel basso Maghreb, gli ebrei diventarono costruttori di pozzi e canalizzazioni, le famose foggara distribuite lungo tutta la fascia nord-sahariana, arte di cui avrebbero dato buona prova ancora nel XIX secolo, soprattutto nelle grandi aree produttive lungo il Niger, sviluppatesi per adeguare la produzione necessaria a rifornire le carovane da e per l’Egitto. Erano in grado di scavare pozzi, come nel caso di Tendirma (Mali), della profondità di 70 metri.
La presenza ebraica andò rarefacendosi, molti si convertirono o persero l’identità originaria, mescolandosi alla popolazione. Ai primi dell’Ottocento, però, Mungo Park annota ancora la presenza di ebrei a Timbuctu, sotto la protezione di tuareg e mauri, dai quali non si distinguevano pur continuando a praticare l’endogamia. Il rabbino viaggiatore Mardochée Aby Serur, compagno di viaggio di Charles de Foucauld, che arrivò a Timbuctu nel 1860, racconta di essere stato ospitato dalla tribù dei Daggatun, che si proclamava discendente dagli ebrei. Daggatun significa: “Quelli che hanno cambiato religione”.
Questo articolo è uscito sul numero di luglio agosto della rivista Africa. Clicca qui per acquistare una copia.