È stato consegnato ieri ufficialmente all’ex presidente del Niger Mahamadou Issoufou il premio Mo Ibrahim 2020 per l’eccellenza nella leadership in Africa. Il Premio Ibrahim è un premio da 5 milioni di dollari che riconosce e celebra l’eccellenza nella leadership africana.
Spiegando la decisione di assegnare il premio a Issoufou, Festus Mogae, presidente del Comitato premi ed ex presidente del Botswana, ha dichiarato: “Il presidente Issoufou ha fatto la storia in Niger. Ha spianato la strada alla primissima transizione democratica in Niger. Il suo esempio mostra che chi guida, a prescindere dalle sfide, può farlo con il massimo rispetto sia per i cittadini che servono sia per lo Stato di diritto”.
Parlando da Niamey a un pubblico globale tramite un collegamento virtuale, Issoufou si è detto commosso e, allo stesso tempo, orgoglioso che i membri del Comitato del Premio Ibrahim lo abbiano scelto. “È tutto il popolo nigeriano ad essere onorato. Saluto e mi congratulo con Mo Ibrahim e con la Fondazione Mo Ibrahim per il supporto multiforme al processo di emersione del nostro continente”, ha aggiunto.
L’attuale presidente e successore di Issoufou alla guida del Niger, Mohamed Bazoum, ha sottolineato che durante i suoi dieci anni al potere, il presidente Issoufou “ha notevolmente stabilizzato le istituzioni della Repubblica, rafforzato le basi dell’economia, ridotto la povertà e offerto reali opportunità per il futuro del suo Paese”. Ha sottolineato qualità morali e umane, “che lo rendono un uomo eccezionale”.
Plausi sono giunti da Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, secondo cui l’attribuzione di questo prestigioso premio al Issoufou è una “testimonianza dei suoi sforzi come campione di sviluppo sostenibile, consolidamento democratico, pace, stabilità, diritti umani, uguaglianza di genere. Il ruolo crescente del Niger nella comunità internazionale, come prezioso partner delle Nazioni Unite, è stato costruito sull’impegno del presidente Issoufou per la cooperazione regionale e per la creazione di consenso internazionale”.
Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: “Il presidente Issoufou ha affrontato a testa alta le complesse sfide che la regione deve affrontare. È un amico di lunga data e un partner prezioso dell’Unione europea. Vorrei congratularmi in particolare con il Presidente Issoufou per ciò che ha fatto per l’uguaglianza di genere e le donne. Questa è una priorità sia per l’Unione Europea che per l’Africa e un programma che mi sta a cuore”.
Moussa Faki Mahamat, presidente della Commissione dell’Unione Africana, ha dichiarato: “Tutti conoscono l’impegno di Mahamadou Issoufou per lo sviluppo e il benessere dei suoi compatrioti. Ricorderemo la sua lotta incessante contro il terrorismo, per la pace e la stabilità nel Sahel. Siamo rimasti tutti colpiti dalla sua fortissima difesa come campione per il successo dell’Africa Continental Free Trade Area”.
La scelta di Issoufou come vincitore, annunciata già a marzo, era stata criticata da attivisti per la democrazia e i diritti umani in Niger. Gli attivisti dell’antenna nigerina del movimento “Tournons la page” (Tlp, voltiamo pagina) avevano denunciato “un clima di profonda divisione e violenta polarizzazione della vita politica e sociale, di cui il presidente Issoufou è il principale responsabile”. “Se questo premio viene assegnato per riconoscere l’eccellenza della leadership in Africa con 95 indicatori contenuti nell’indice Mo Ibrahim, è legittimo mettere in discussione la scelta incentrata sul presidente nigerino. In effetti, il Niger non raggiunge, ad esempio, nemmeno il 50% di approvazione nelle categorie ‘livello di governance’ (47,8%) o ‘diritti di partecipazione e inclusione’ (49,5%)”, osserva Tlp.
Facendosi portavoce di attivisti per i diritti le libertà individuali e d’espressione, il coordinatore di Tlp Niger, Maikoul Zodi – già più volte arrestato e detenuto – deplora che “dozzine di attivisti sono stati imprigionati in Niger senza processo” e un “lento deterioramento della situazione economica segnata da scandali di corruzione, come l’UraniumGate o lo scandalo al ministero della Difesa”, in un contesto di gestione del Paese “disfunzionale”.
In un Paese afflitto da estrema povertà e in cui i cittadini “spesso percepiscono la politica come un modo per arricchirsi, come percepire il l’ottenimento di un premio, ancora prima della fine del mandato presidenziale, di 5 milioni di dollari, se non come una ‘pensione dorata’ ben distante dalle difficoltà quotidiane dei nigerini?”, si interroga il coordinatore nazionale di Tlp. “Lasciare la presidenza dopo due mandati è solo rispetto della legge fondamentale. Sebbene spesso calpestati altrove in Africa, i limiti di termine non sono condizione di buon governo”, sottolinea ancora l’attivista, riferendosi agli elogi ricevuto da Issoufou perché ha lasciato effettivamente la poltrona presidenziale dopo due mandati, come previsto dalla Costituzione.