Berna fornisce “passaporti diplomatici” ai dirigenti del gruppo di ribelli tuareg del Movimento Nazionale per la Liberazione del Azawad (MNLA): l’accusa viene dal Collettivo per la difesa della Repubblica del Mali (CDR), che dallo scorso 2 giugno ha indetto un boicottaggio generale dei prodotti elvetici e francesi. Il collettivo ha avviato una “tournée” internazionale di riunioni informative rivolte ai connazionali residenti all’estero. Ieri sera il primo incontro si è tenuto a Dakar, in Senegal. “Tutto infondato”: in una nota diffusa in serata Berna respinge le accuse.
Il portavoce del CDR Mohamed Youssouph Bathily ha affermato che i “due terzi dei dirigenti politici del gruppo ribelle MNLA sono in possesso di questi passaporti diplomatici: la giustizia maliana ha emesso mandati di cattura internazionali nei loro confronti. Bathily ha anche accusato la Confederazione di aver accordato a queste persone lo statuto di “rifugiati politici”, riferisce un corrispondente dell’ats presente al raduno di Dakar.
Secondo il CDR, la Svizzera fornisce un “appoggio diplomatico” in seno a un’organizzazione per l’autodeterminazione dei popoli. In questo modo i ribelli ottengono “risoluzioni e condanne” nei confronti della politica del governo maliano e sanzioni contro il paese, che viene dipinto come xenofobo.
“L’obiettivo dichiarato dei ribelli – ha affermato Bathily – è di portare il Mali a riconoscerli o a concedere loro la libera determinazione, ma ufficiosamente agiscono nell’interesse di società che hanno conti nelle banche elvetiche. È per questo che reputiamo la Svizzera responsabile”, ha precisato il portavoce.
Secondo Bathily, il MNLA non è altro che uno “strumento” usato da Svizzera e Francia. In realtà il portavoce ha riconosciuto che Berna “non ha interessi economici diretti con il Mali”, ma la situazione nel nord del paese può servire come “carta di negoziazione per affari, contratti o altri aspetti economici e finanziari in occasione di future trattative in seno al WTO”.
“Il Mali è vittima di una coalizione internazionale di Francia e Svizzera, che agiscono sotto la copertura della Missione ONU in Mali (Minusma) e dell’operazione francese in Mali”, ha concluso il portavoce.
Interpellato in proposito dall’ats, il Dipartimento degli affari esteri (DFAE), scrive in una nota che “la Svizzera non ha mai accordato passaporti diplomatici a membri del MNLA. Una tale affermazione è totalmente assurda e infondata”. L’unico interesse elvetico in Mali, prosegue la nota “è la pace e la riconciliazione”: Berna sostiene infatti un “Mali libero, democratico, unito e rispettoso delle sue minoranze”.
Il DFAE ricorda anche l’impegno finanziario della Confederazione -“uno degli unici stati a non aver abbandonato il Mali neppure nei momenti più critici” – in favore del paese africano: nel 2013 circa 20 milioni di franchi per la cooperazione allo sviluppo e 17,5 milioni di franchi quale sostegno finanziario nel settore umanitario per i paesi confinanti con il Mali. L’impegno elvetico in favore di un dialogo “è sempre stato condotto e sempre avverrà su richiesta di tutte le parti”. – Swissinfo