di Andrea Spinelli Barrile
Per la prima volta, il governo keniano ha riconosciuto ufficialmente le vittime e le sparizioni legate alle proteste antigovernative che hanno travolto il Paese quest’estate: il ministro dell’Interno, Kithure Kindiki, ha dichiarato alla Commissione dell’Assemblea nazionale che durante le proteste sono state uccise 42 persone, 132 risultano ancora oggi disperse e altre 1.208 sono state arrestate. Lo riportano i media locali.
“Ci sono stati 42 casi di persone che hanno perso la vita durante le manifestazioni della Generazione Z, un totale di 1.208 persone sono state arrestate in tutto il Paese durante le manifestazioni e la maggior parte dei casi è ancora pendente davanti al tribunale per varie accuse” ha detto Kindiki al comitato, sottolineando l’impegno del governo ad assicurare alla giustizia i responsabili delle violenze, siano essi manifestanti o poliziotti: “Io e il presidente stesso abbiamo chiarito che questa amministrazione non tollera rapimenti, esecuzioni extragiudiziali o sparizioni forzate”.
La scorsa estate, specialmente a giugno e luglio, sono scoppiate proteste in tutto il Kenya a causa degli aumenti delle tasse previsti dal disegno di legge finanziaria 2024, manifestazioni la cui repressione ha causato la morte di almeno 50 persone secondo la Commissione per i diritti umani del Kenya (Khrc). Per quanto riguarda le esecuzioni extragiudiziali dei manifestanti, il ministro degli Interni si è affrettato a difendere le autorità che hanno sparato contro di loro, dicendo che alcuni casi erano “giustificati” e citando ad esempio il caso in cui migliaia di manifestanti hanno preso d’assalto e incendiato una sezione del palazzo del parlamento a Nairobi. Un caso, questo, che era al centro di un report di Amnesty international Kenya, in cui l’organizzazione accusa la polizia di avere usato proiettili veri sparati da agenti in borghese: “Se la polizia non avesse mai usato la forza letale durante l’invasione del Parlamento, non avremmo mai avuto un Kenya come quello che abbiamo oggi” ha detto Kindiki.
L’ammissione del governo circa le responsabilità delle violenze giunge in un momento in cui aumentano le pressioni da parte delle organizzazioni della società civile e dei gruppi per i diritti umani, che chiedono trasparenza sul numero di vittime e disperse durante le proteste.
FOTO: AFP