L’Associazione dei minatori e l’Unione delle costruzioni organizzerà una serie di eventi per commemorare l’ottavo anniversario del massacro della miniera di Marikana. Il 16 agosto 2012, le forze di polizia (South African Police Service) aprirono il fuoco sui lavoratori in sciopero della compagnia mineraria britannica Lonmin (multinazionale del platino). Furono uccise 34 persone e ferite gravemente almeno 78. Gli scioperi spontanei e non diretti dal sindacato erano stati organizzati per chiedere aumenti salariali e migliori condizioni di vita.
In quel pomeriggio, il peggiore dagli anni ’60, si infranse la pace sociale di un Paese che era riuscito faticosamente a lasciarsi alle spalle il regime di apartheid. Nelson Mandela, ancora vivo, guardò con sofferenza quelle immagini che rimbalzarono in tutto il mondo. Si trattava della pagina peggiore dal 1960, quando la polizia sparò su manifestanti neri che protestavano contro la segregazione a Sharpville, facendo 69 vittime.
Una pagina che racconta però anche di un Paese colluso. Gli stessi minatori furono vittime non solo di una mattanza, ma anche screditati dal sindacato e dallo stesso National African Congress, il partito al governo, lo stesso in cui militava Mandela.
La commemorazione prevede conferenze e incontri con un numero limitato di persone a causa delle restrizione imposte dall’epidemia di coronavirus. Ancora una volta i sindacati chiederanno che i responsabili delle uccisioni siano portati davanti a un giudice. Ad oggi, infatti, i responsabili delle uccisioni non sono stati né arrestati né chiamati a rispondere in tribunale.