di Valentina Geraci – Centro studi AMIStaDeS APS
Nella città di Palermo, Gambian Association in Palermo sta emergendo come un punto di riferimento significativo per i giovani, e non solo. Attraverso iniziative culturali e progetti tra scuole e università, l’associazione promuove un dialogo interculturale che sfida gli stereotipi e favorisce la conoscenza reciproca. Con un approccio che va oltre l’offerta di servizi di welfare per i connazionali, le esperienze personali si intrecciano con l’identità collettiva, contribuendo a una società più consapevole.
In una giornata a Palermo, tra le vie animate del centro storico e le voci che si mescolano tra mercati e turisti, incontro un gruppo di giovani dell’associazione gambiana, Gambian Association in Palermo: un’organizzazione giovane e tanto attiva. Sono ragazzi arrivati in Italia più di dieci anni fa, ognuno con una storia diversa ma accomunati da un percorso che li ha portati a scegliere Palermo come loro città. Li trovo impegnati in discussioni e progetti, un’attività che va oltre il semplice volontariato: collaborano con altre realtà locali, incontrano abitanti del quartiere, progettano eventi e partecipano a iniziative pubbliche. Per loro, Palermo è diventata un luogo di connessioni, un palcoscenico di progetti condivisi.
La presenza gambiana in Italia, e in particolare in Sicilia, è sempre più numerosa e consapevole. Qui, molti giovani trovano un luogo dove poter costruire un nuovo capitolo della loro vita, senza dimenticare le proprie radici e portando avanti un dialogo costante tra le due sponde del Mediterraneo. Secondo i dati ISTAT, infatti, la Sicilia è la regione con la più alta presenza di gambiani regolarmente soggiornanti, e Palermo, con il suo crocevia di storie e identità, è al centro di questa crescita.
Nata ufficialmente nel 2018, Gambian Association in Palermo ha scelto di andare oltre il semplice supporto ai nuovi arrivati, evitando di diventare unicamente un sistema di welfare per i propri connazionali. Si propone come uno spazio di crescita collettiva e di collaborazione attiva con la società palermitana. Attraverso iniziative culturali, educative e sociali, l’associazione punta a stimolare il senso di responsabilità, autonomia e partecipazione. “È anche una via per uscire da alcuni casi di rischio isolamento e per promuovere un’immagine autentica e costruttiva della presenza gambiana, che vada oltre gli stereotipi e le tante narrazioni spesso fin troppo semplificate”, ci spiega Ousman Drammeh, presidente dell’associazione..
Il viaggio di una persona migrante è molto più di uno spostamento geografico. Non è fatto solo di visti e permessi, ma di trasformazioni profonde che investono la sfera personale, intrecciando identità culturale, legami familiari e nuove relazioni, sia nel Paese di arrivo sia in quello di origine. Per molti arrivare in Italia non significa solo stabilirsi nel nostro Paese: il viaggio rappresenta un’esperienza simbolica e trasformativa, soprattutto in una società dove “l’etichetta di “straniero” può persistere a lungo”- continua Ousman. Questa percezione contribuisce a ridefinire l’identità e spesso crea una vulnerabilità che l’Associazione cerca ogni giorno di mitigare, dando spazio a chi è troppo spesso relegato ai margini di una narrazione dominante. “Siamo qui per dimostrare che la nostra associazione non è solo un’etichetta, ma un insieme di persone con storie, sogni e capacità”.
Sono state messe in campo numerose iniziative per promuovere il dialogo interculturale. Tra i progetti più significativi spiccano quelli nelle scuole, dove l’associazione lavora fianco a fianco con studenti e insegnanti per favorire una comprensione reciproca e scardinare stereotipi. “Abbiamo notato un grande entusiasmo da parte dei ragazzi in questi anni. Durante gli incontri si creano legami molto forti. È una conferma che lo scambio è non solo possibile, ma anche necessario. I giovani sono i primi a volerlo.”- condivide Mustapha Jarjou, responsabile della comunicazione dell’Associazione e studente all’Università di Palermo.
Gli incontri scolastici sono concepiti come momenti di confronto diretto, dove si raccontano esperienze personali e si approfondiscono temi sociali, culturali e storici. Non si tratta solo di lezioni frontali, ma di uno spazio di discussione aperta in cui i ragazzi possono fare domande, condividere riflessioni e sfatare luoghi comuni che spesso condizionano il loro modo di percepire chi proviene da un altro Paese.
In parallelo, l’associazione organizza anche eventi pubblici che coinvolgono famiglie e cittadini adulti. “L’obiettivo è quello di mostrare alla città la ricchezza delle nostre tradizioni e creare spazi di vera condivisione, che superino il pregiudizio e che alimentino piuttosto curiosità e rispetto,” aggiunge Mustapha.
A partire da questo novembre, Gambian Association in Palermo avvierà un nuovo percorso in collaborazione con l’Università della città, coinvolgendo studenti di diversi corsi di laurea in un’esperienza di formazione e scambio culturale. “Vogliamo portare nelle aule una narrazione partecipata. L’idea nasce dal desiderio di offrire un incontro che vada oltre una lezione classica” spiegano Ousman e Mustapha.
Il programma include tour e passeggiate guidate per la città, trasformando le strade di Palermo in aule aperte dove scoprire il volto interculturale della città. Tra le tappe significative c’è la sartoria sociale di un giovane gambiano vicino al mercato della Vucciria, un luogo simbolo di creatività e progetti di vita che si realizzano. I partecipanti visiteranno anche l’associazione dei senegalesi e altri spazi di condivisione, vivendo un viaggio simbolico che unisce esperienze diverse e stimola riflessioni su come le città possano diventare laboratori di dialogo.
L’iniziativa si propone come un vero e proprio spazio di educazione civica. In un’epoca in cui l’identità è spesso usata come una linea di confine, Gambian Association in Palermo sceglie di fare della “differenza” un elemento comune, restituendo valore e autenticità alle singole storie.