L’Unsmil, la missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia, ha riferito che gli incidenti con ordigni esplosivi hanno causato 35 vittime nel Paese, tra cui 26 bambini, tra aprile 2023 e aprile 2024. Fatma Zourrig, capo del servizio delle Nazioni Unite per l’azione contro le mine (Unmas) in Libia, ha dichiarato che negli ultimi cinque anni, più di 400 persone sono state uccise o ferite in tali incidenti.
Intervenendo a un evento organizzato dal Centro libico per l’azione contro le mine a Tripoli, Zourrig ha sottolineato che la Libia è riuscita a bonificare circa il 36% delle aree pericolose identificate. Tuttavia, 43.600 ettari rimangono contaminati.
Ha sottolineato che queste cifre evidenziano non solo le gravi sfide, ma anche l’importanza critica dei partenariati internazionali, che possono potenziare le capacità dell’azione antimine.
La diplomatica libica ha aggiunto che lo sviluppo della strategia libica di azione contro le mine aiuterà il Paese a chiarire le proprie esigenze e priorità e a identificare opportunità e rischi. Ha sottolineato che la strategia fornirà un quadro di cooperazione tra gli attori governativi e non governativi nazionali e internazionali per ridurre i rischi per le comunità locali.
Il 9 maggio, il Centro libico per l’azione contro le mine ha annunciato l’intenzione di sviluppare una strategia di azione contro le mine in collaborazione con il Centro internazionale per lo sminamento umanitario di Ginevra e il Servizio per l’azione contro le mine dell’Unsmil.
La Libia è da anni alle prese con l’eredità della contaminazione da ordigni esplosivi. La presenza di ordigni inesplosi e mine terrestri è una conseguenza persistente dei conflitti passati, che comporta rischi significativi per i civili e ostacola gli sforzi di recupero e sviluppo postbellici. L’alto numero di vittime, soprattutto tra i bambini, sottolinea l’urgenza di affrontare questo problema.
Il Centro libico per l’azione contro le mine, scrive questa settimana il sito Libya Observer, con il sostegno di partner internazionali come l’Unmas e il Centro internazionale di Ginevra per lo sminamento umanitario, ha lavorato attivamente per identificare, bonificare e mitigare i rischi associati agli ordigni esplosivi. Nonostante questi sforzi, vaste aree rimangono contaminate, evidenziando la necessità di attività di sminamento continue e potenziate.