Still I Rise, organizzazione indipendente che offre istruzione e protezione ai minori profughi e vulnerabili, ha recentemente aperto le porte di Pamoja, una scuola di emergenza e riabilitazione in Repubblica Democratica del Congo. L’obiettivo è sottrarre bambini e adolescenti dal lavoro nelle miniere di cobalto, con un percorso di riabilitazione che li porterà a recuperare gli anni di scuola perduti e a essere reintrodotti nel sistema scolastico statale.
La Repubblica Democratica del Congo è uno dei Paesi più ricchi e al contempo più poveri al mondo. Le sue risorse naturali sono ineguagliabili: nel sottosuolo si trovano giacimenti di minerali preziosi e il suolo è coperto dalla seconda foresta pluviale al mondo, che fornisce legname pregiato. Da solo, il Paese produce più del 3% del rame e del 50% del cobalto venduti al mondo, oltre a diamanti, coltan, oro e petrolio Ciononostante, alla Repubblica Democratica del Congo rimane ben poco di tutta questa ricchezza, a causa dei grandi interessi delle aziende straniere sul territorio.
Il risultato è drammatico: il Paese si classifica 175esimo su 189 nazioni per indice di sviluppo umano e il 72% delle persone vive in condizioni di estrema povertà con meno di 1,50 euro al giorno, senza accesso ai servizi essenziali. La situazione dei bambini è catastrofica: il 43% soffre di malnutrizione, il 26,7% dei minori in età primaria è fuori dalla scuola (pari a 3,5 milioni) e l’86% dei ragazzi di 10 anni non è in grado di comprendere un testo elementare. Nel sud del Paese, dove si concentra la maggior parte dell’estrazione mineraria, si registra inoltre il tasso più alto di mortalità infantile del mondo: 1 bambino su 5 muore prima del compimento dei 5 anni.
Il lavoro minorile è una piaga ben nota: sebbene, dopo un report di denuncia pubblicato da Amnesty International, il Paese abbia annunciato di voler eliminare entro il 2025 l’impiego dei bambini nel settore minerario, attualmente questi continuano a essere sfruttati senza alcun minimo rispetto dei loro diritti umani. Una stima UNICEF del 2014 parla di circa 40mila bambini impegnati nell’estrazione del cobalto, ma i numeri potrebbero essere più alti vista la difficoltà di censimento del fenomeno. I turni di lavoro arrivano a 12 ore al giorno, durante le quali i minori scavano la roccia a mani nude, trasportando sacchi di pietre molto pesanti per la loro età. La retribuzione varia da 1 a 2 dollari al giorno, arrivando in alcuni casi fino a 10 dollari, a discrezione dei commercianti che pagano in base al peso e alla purezza dei minerali estratti.
Si tratta di vero e proprio sfruttamento minorile, di cui ogni Paese terzo – che non effettui controlli sulla catena del cobalto e delle altre risorse minerarie necessarie per lo sviluppo tecnologico – può ritenersi ugualmente complice e responsabile.
In questo contesto, con l’obbiettivo di sottrarre bambini e adolescenti dal lavoro nelle miniere di cobalto, apre le porte l’istituto Pamoja. L’edificio è ubicato nella zona di Mutoshi, a Kolwezi, nei pressi di uno dei distretti minerari più importanti del mondo. Pamoja in Swahili significa “insieme”, come nella tradizione delle scuole di emergenza dell’organizzazione.
“Avvieremo le attività di Pamoja in uno spazio di tre classi, una sala comune, una biblioteca ancora in fase di allestimento e un angolo cucina: in questa prima fase, organizzeremo incontri di supporto psico-sociale e varie attività ricreative per creare un senso di comunità e di fiducia con gli studenti e le famiglie”, spiega Giovanni Volpe, Operations Manager di Still I Rise. “Ogni giorno garantiremo la distribuzione della colazione e del pranzo. Completeremo la ristrutturazione dell’edificio a fine marzo, con la messa a punto della sala insegnanti, dell’aula per il supporto psico-sociale e della classe all’aperto”.
Entro l’estate, Still I Rise introdurrà altre attività educative e un programma di apprendimento accelerato volto a far acquisire competenze linguistiche e matematiche in linea con gli standard educativi nazionali. A pieno regime, Pamoja potrà accogliere fino a 120 studenti e studentesse, di età compresa tra i 9 e i 14 anni. Lo staff della scuola è interamente locale.
Un approccio olistico
L’intervento proposto da Still I Rise è di tipo emergenziale e riabilitativo, sullo stesso modello già avviato a Samos, Grecia, e nella città di Ad Dana, Nord Ovest della Siria.
Per togliere i bambini dal lavoro minorile, l’organizzazione prevede strategie già sperimentate in altri contesti di operazione: queste comprendono attività di sensibilizzazione e distribuzioni di beni di prima necessità alle famiglie, come ad esempio pacchi alimentari, vestiti e kit igienici, in modo che i figli non siano più costretti a lavorare e possano ricevere l’educazione che meritano. Ogni giorno saranno inoltre garantiti a studenti e studentesse la colazione e il pranzo.
L’approccio delle scuole di emergenza e riabilitazione di Still I Rise punta alla reintroduzione dei minori all’interno del circuito educativo statale, dopo un percorso accelerato di recupero degli anni di istruzione perduti.