di Andrea Spinelli Barrile
M-Pesa, sistema nato in Kenya come servizio di trasferimento di denaro tramite dispositivi mobili, è diventato maggiorenne. Nel tempo l’idea iniziale si è evoluta, diventando un riferimento globale per l’inclusione finanziaria.
M-Pesa, che oggi in Kenya è sinonimo di “denaro”, celebra in questo 2025 i suoi primi 18 anni di vita, una rivoluzione che in Kenya è partita il 6 marzo 2007 e che oggi è adottata da quasi tutti, nel Paese e non solo.
M-Pesa nasce come un semplice servizio di trasferimento di denaro tramite dispositivi mobili ma da allora, da quell’idea iniziale, si è evoluta diventando oggi un punto di riferimento globale per l’inclusione finanziaria: appena un dopo il suo lancio in Kenya, nel marzo 2007, M-Pesa contava già 19.671 utenti attivi e a novembre questi avevano superato il milione. Negli anni successivi, l’uso di M-Pesa è stato esteso alla Tanzania (aprile 2008), alla Repubblica democratica del Congo (novembre 2012), al Mozambico (maggio 2013), all’Egitto (giugno 2013), al Lesotho (luglio 2013) e al Ghana (dicembre 2015) e, nel 2020, è nata M-Pesa Africa, una joint venture tra Safaricom e Vodacom group: oggi M-Pesa conta, secondo Statista, 66,2 milioni di utenti (è cresciuta di 6 milioni di utenti solo nell’anno 2024), 180 milioni di transazioni al giorno, 40.000 al secondo.
Nei giorni scorsi a Nairobi l’amministratore delegato e fondatore di M-Pesa, Michael Joseph, ha raccontato anche un po’ il “lato oscuro” dell’avventura di M-Pesa, di come il sistema utilizzato per archiviare i dati dei clienti ad esempio si guastasse quasi ogni giorno all’inizio di questa importante e rivoluzionaria avventura, una situazione che peggiorava con l’aumentare del numero di clienti. La soluzione, ha raccontato Joseph, è stata “viaggiare e parlare con i clienti per scoprire qual era il problema”: tutto era troppo artigianale e bisognava strutturarsi. Con gli investimenti giusti, Safaricom e i suoi partner hanno successivamente realizzato due data center, uno a Ratingen in Germania e uno nel Regno Unito, per fornire una struttura a prova di guasto e, nell’aprile 2015, questi data center sono stati fatti convergere in un unico data center M-Pesa con sede in Kenya, avvicinando il nucleo del sistema alla sua base di utenti.

Sfide che in realtà ormai appartengono al passato: oggi M-Pesa è cresciuto fino a diventare un punto di riferimento per le soluzioni finanziarie in tutto il mondo e l’obiettivo è garantire che il sistema M-Pesa rimanga adattabile alle tecnologie emergenti, in particolare nei settori della blockchain e dell’Intelligenza artificiale, per migliorare ulteriormente l’esperienza dell’utente.
M-Pesa nasce come sistema per consentire i rimborsi dei prestiti di micro-finanza per telefono, un servizio volto a ridurre drasticamente i costi associati alla gestione del contante ma anche quelli legati alla sicurezza personale di chi, magari operaio in qualche cantiere di Nairobi, ha necessità di inviare denaro a casa in una zona remota. Nei pagamenti sotto i 145.000 scellini, quindi sotto i 1.100 euro, M-Pesa è oggi il principale metodo adottato per la transazione e spesso i keniani restano stupiti quando uno straniero pretende di pagare in contanti piccole somme di denaro.
Secondo le autorità fiscali del Kenya il 99% delle transazioni di denaro mobile passa tramite M-Pesa, che detiene un regime di monopolio di fatto del mercato del mobile money keniota. A marzo 2023 sono stati mobilitati su M-Pesa 117 miliardi di scellini kenioti (circa 780 milioni di dollari), la cifra più alta di sempre da quando è stato lanciato il servizio nel 2007. M-Pesa ha raggiunto i 30 milioni di clienti attivi a marzo 2023 e più di 600.000 commercianti hanno ricevuto pagamenti tramite la sua soluzione di pagamento specifica per le aziende nell’anno finanziario terminato a marzo 2023.
Ai commercianti che utilizzano M-Pesa viene addebitato fino allo 0,55% del valore di ciascuna transazione con l’opzione “Acquista merci” ma molte piccole imprese hanno abbandonato il servizio poiché hanno dovuto sostenere costi aggiuntivi per l’invio di denaro ai dipendenti, l’acquisto di azioni o il prelievo di contanti. Un commerciante che vende beni per un valore di 1.000 scellini kenioti riesce a trattenere un massimo di 969,5 scellini, al netto delle commissioni di transazione e di prelievo, poco più del 3% di commissioni. I pagamenti con carta, che non sono così comuni in Kenya, generalmente costano ai commercianti tra l’1% e il 6%, a seconda del valore della transazione e della banca.