Morgan Tsvangirai sarà sepolto domani a Buhera, suo villaggio natale in Zimbabwe. Il leader dell’Mdc (Movimento per il cambiamento democratico), il principale partito di opposizione del Paese, è morto il 14 febbraio a 65 anni a causa di un cancro al colon. Si trovava da alcuni giorni in Sudafrica dove si era recato per essere curato.
Tsvangirai ha guidato il partito fin dal 1999 quando l’Mdc è stato fondato ed è stato il più duro avversario di Robert Mugabe. Nonostante le intimidazioni e i palesi brogli, aveva ottenuto il maggior numero di voti nel primo turno delle elezioni presidenziali del 2008, ma si era poi ritirato dal secondo turno dopo la crescita esponenziale delle violenze contro gli esponenti dell’opposizione. Lo stesso Tsvangirai era stato picchiato e imprigionato. A seguito di proteste internazionali sulle accuse di brogli elettorali, Tsvangirai era poi stato nominato primo ministro e aveva cogestito il potere con Mugabe. Nel 2013, si era ricandidato, ma aveva perso nettamente.
L’attuale presidente Emmerson Mnangagwa, esponente di spicco dello Zanu-Pf, il partito di governo, e, ai tempi, responsabile dei servizi segreti, è stato più volte accusato di aver coordinato le azioni di intimidazione contro l’opposizione. Nonostante questo passato oscuro, il capo dello Stato ha invitato i cittadini a piangere la scomparsa del leader dell’opposizione Morgan Tsvangirai. Il presidente Mnangagwa ha anche fatto visita alla famiglia di Tsvangirai per presentare le sue condoglianze. «Siamo tutti fratelli e sorelle e insieme e piangiamo il nostro ex primo ministro – ha detto durante la visita -. Quando si scriverà la storia di questo Paese, non potremo escludere il ruolo che l’ex primo ministro ha svolto nello sforzo di consolidare i valori democratici in questo Paese».
Intanto però all’interno dell’Mdc si è scatenata una dura lotta per la sucessione. Alla guida del partito si è insediato Nelson Chamisa che rimarrà presidente della formazione per i prossimi 12 mesi. Sarà quindi lui il candidato presidenziale dell’Mdc nelle elezioni che si terranno quest’anno.
Chamisa ha detto ai sostenitori riuniti nel quartier generale dell’Mdc di essere fiducioso di una campagna di successo, nonostante la morte del leader storico. «Abbiamo perso un decano di democrazia, ma vinceremo ugualmente le elezioni», ha detto.
Dentro il partito stanno erò crescendo i malumori. Con Tsvangirai in vita, oltre a Chamisa, c’erano altri due vicepresidenti: Elias Mudzuri e Thokozani Khupe. Questi ultimi due sono stati esclusi dalla successione e negli ultimi giorni si sono apertamente schierati contro Chamisa. Tanto che non hanno partecipato all’incontro dell’Mdc che si è tenuto giovedì scorso. Alcuni opinionisti parlano di una possibile spaccatura all’interno del movimento: «Il modo in cui è stata gestita la questione della successione ha lasciato il partito diviso. Si ha l’impressione che ci sia una dura lotta di fazioni nel partito e non è impossibile una spaccatura».