di Marco Trovato
Trenta luoghi dello spirito, lontani dalle rotte del turismo, dove perdersi e ritrovarsi. Abbiamo scelto per voi trenta posti incantevoli e appartati, dove poter gustare appieno la magia della natura e ammirare gli spazi infiniti immersi nel silenzio. Una lista certamente incompleta, che ogni viaggiatore può arricchire di nuove scoperte
UGANDA
Sembrano galleggiare come piume le due piroghe (cariche di nasse per la pesca) che fendono lo specchio naturale del Lago Mutanda, all’estremo sud-est dell’Uganda. Situato a quasi duemila metri di altitudine, non lontano dai Monti del Virunga, ben visibili all’orizzonte, questo bacino di acque cristalline è circondato da colline verdeggianti e coni vulcanici avvolti dalle nubi. È uno scenario paesaggistico di rara bellezza, assai poco frequentato dai turisti. Dal piccolo lago affiorano quindici isolette. Solo la principale è abitata da contadini e pescatori. di etnia abagesera. Le altre sono popolate di uccelli e piccoli mammiferi. Restando in Uganda, ma spostandoci nelle regioni orientali, al confine con Kenya, si può salire sul Monte Elgon, spettacolare vulcano inattivo (la sua ultima eruzione risale a circa 2 milioni di anni fa), il più antico della Rift Valley, che arriva a superare i quattromila metri di altezza. I suoi versanti sono costellati di gole, grotte, cascate e sorgenti di acqua calda, e sono ricoperti da una lussureggiante foresta montana, una fascia composta da bambù e una zona di brughiera. Alle sue pendici si trovano estese coltivazioni di caffè. Nel poco conosciuto Parco Nazionale del Monte Elgon si possono osservare varie specie animali: colobi, gatti selvatici, antilopi, bufali, iene, sciacalli e qualche esemplare di elefante nonché circa 300 specie di uccelli, tra cui alcune specie rare come l’avvoltoio barbuto, la colomba di Delegorgue, il turaco di Hartlaub, l’astrilde testanera.
CAMERUN
Il ruggito delle cascate di Ekom Nkam scuote la foresta pluviale che avvolge l’imponente gola, profonda più di 80 metri, in uno scenario mozzafiato. Siamo nei pressi di Nkongsamba, località nella parte sud-occidentale della Repubblica del Camerun, una regione di una bellezza incontaminata trascurata dagli operatori turistici. Servono sette ore di strada dalla capitale Yaoundé, due di meno se si viene da Douala. Il posto merita il viaggio. Dall’omonimo villaggio partono due sentieri che serpeggiano tra la selva lussureggiante, l’uno lungo il fiume, l’altro costeggiante il canyon: entrambi conducono a postazioni panoramiche che permettono di ammirare in tutto il loro splendore le cascate. Per la popolazione locale, le Chutes d’Ekom – così vengono chiamate dagli abitanti della zona – sono un luogo di preghiera e di sacrifici animali. Ma i rari turisti che si spingono fin qui sono i benvenuti e potranno affacciarsi – previo pagamento di un ticket di accesso – dalle balconate per godersi lo spettacolo.
ZIMBABWE
Incastrate al confine tra Zimbabwe e Mozambico, lontane dalle rotte dei safari, le Montagne Chimanimani sono una catena di rocce antiche e frastagliate solcate da torrenti cristallini. Un’imponente cintura – abitata nell’antichità dal popolo ndau – avvolta da foreste incontaminate, savane rigogliose e praterie montane. Il luogo ideale per chi cerca il silenzio e la natura incontaminata. L’omonimo parco nazionale – il meno conosciuto dai viaggiatori internazionali – fornisce solo servizi di base, adatti all’esploratore autosufficiente. Il quale potrà trascorrere giornate indimenticabili tra visite escursionistiche, arrampicate su roccia, birdwatching, campeggio in splendide grotte (foto), canyoning tra cascate scintillanti e piscine naturali. Raggiungibili in sei ore di macchina dalla capitale Harare, le Chimanimani sono composte da creste di quarzite che superano i 2.000 metri di altitudine: l’abbigliamento dev’essere adeguato, anche perché i pendii rivolti a est intercettano i venti carichi di umidità dall’Oceano Indiano.
CAPO VERDE
C’è una scheggia di Sahara che si è staccata dall’Africa e galleggia nell’Oceano Atlantico. Si chiama Maio (il nome ricorda che fu avvistata la prima volta dai portoghesi il 1° maggio del 1460) ed è un approdo sabbioso, solitario, incontaminato e ospitale: il luogo ideale dove staccare la spina, rilassarsi, farsi cullare delle onde che si allungano sulle dune del deserto. L’isola vanta spiagge bianche con acque cristalline come Boa Vista e Sal, ma, a differenza di queste ultime, Maio non è ancora stata scoperta dall’industria turistica. Eppure le attrazioni qui non mancano: Terras Salgadas, con le sue saline descritte dal pirata Sir Francis Drake come nuvole di neve immerse nella luce; le spiagge ancora vergini attorno a Morrinho, dove non è difficile incontrare le tartarughe Caretta caretta che qui nidificano; la riserva di Ribeira Dom João, una piacevole oasi di verde attraversata da un fiume miracoloso.
Certo, le dimensioni ridotte dell’isola permettono di visitarla in un sol giorno, ma non c’è modo di annoiarsi. La popolazione locale è felice di ospitare i rari visitatori stranieri e non perde occasione per proporre svaghi e distrazioni di ogni tipo: dalla pesca alle immersioni (alle baie Galeão e Santana), dalle escursioni naturalistiche alle visite culturali (la chiesa Nossa Senhora da Luz e la fortezza di São José sono due begli esempi di architettura coloniale portoghese), per non dimenticare le serate di musica, vino e ottima cucina di mare trascorse in ristoranti e bar all’aperto. Per raggiungerla, bisogna prendere un aereo (20 minuti di volo, cinque giorni a settimana) o un traghetto (tre ore di mare) dall’isola di Santiago.
Se Maio ricorda una zattera di sabbia, l’isola di Fogo sembra un ventaglio spagnolo rovesciato. Lingue di lava solidificata scendono dal cono vulcanico che sfiora i 3.000 metri di altezza. Il nero della pietra lavica ricca di minerali ferrosi domina il paesaggio. Ai piedi del cratere la terra fertile carezzata dagli alisei dà uva da vino e caffè di ottima qualità. Il principale centro abitato, São Filipe, è un intrico di vicoli su cui si affacciano case coloniali color pastello adornate di mandorli e buganvillee. Per visitarlo bisogna perdersi tra le viuzze di pavé e lasciarsi guidare dai sensi… inseguendo gli aromi delle torrefazioni, i profumi delle cucine (immancabile la cachupa, uno stufato a cottura lenta di mais, fagioli, manioca e patate dolci). Fogo ha un fascino magnetico. Bisogna concedersi il tempo per visitare l’enorme caldera, i paeselli aggrappati alle rocce, le spiagge di sabbia nera, i porticcioli dove i pescatori scaricano tonni e polipi.
NAMIBIA
Grande quasi tre volte l’Italia, la Namibia è uno dei Paesi meno popolose del mondo in rapporto alla sua superficie (2,5 abitanti per chilometro quadrato). I suoi territori sconfinati si estendono tra le gelide acque dell’Atlantico e le roventi dune del Namib, il deserto più antico del mondo. L’incontro titanico tra queste due forze della natura ha creato la Skeleton Coast, la “Costa degli Scheletri”, un cimitero di relitti di vascelli, galeoni e moderni mercantili che sono naufragati e si sono insabbiati nel corso del tempo per le forti correnti e le nebbie insidiose. Il paesaggio, selvaggio e grandioso, lascia senza parole. Identica reazione davanti al maestoso Fish River Canyon (il secondo canyon più vasto del mondo, dopo il Gran Canyon in Arizona): una fenditura lunga oltre 160 chilometri di lunghezza e larga 27, con una profondità che in alcuni punti supera i 500 metri. Se non soffrite di vertigini, avvicinatevi al bordo del canyon e godete della sua bellezza mozzafiato. Da ammirare al mattino o al tramonto, quando la luce radente dei raggi solari metti in evidenza i margini curvi delle rocce e gli spigoli affilati delle guglie accarezzati dal vento: una meraviglia scolpita nella pietra.
E chi ama il mare può spingersi fino al faro di Pelican Point, uno di quei magici luoghi che paiono usciti da un libro di Ernest Hemingway, lontano da tutto, dove si può restare per ore ad ascoltare le onde dell’oceano infrangersi sulla spiaggia, ad ammirare gli spazi infiniti e a fantasticare storie di vascelli e pirati. È situato su una sottile lingua di sabbia che si insinua tra l’Atlantico e la laguna di Walvis Bay. Un rifugio sospeso nell’acqua e nel tempo dove vivere un’esperienza fuori dal comune. Ai piedi del grande faro, infatti, c’è una vecchia stazione di controllo, risalente all’epoca coloniale, che è stata trasformata in un beach lodge. A disposizione dei visitatori ci sono nove suite dallo splendido design con splendida vista sul mare aperto.
GHANA
Per chi è allergico ai villaggi turistici “all inclusive”, ma non vuole rinunciare al relax, segnaliamo una località tranquilla e praticamente sconosciuta dell’Africa occidentale. Si chiama Aflasco, è un piccolo villaggio di pescatori del Ghana a 136 chilometri dalla capitale Accra e 36 da Lomé, in Togo: una manciata di capanne e di piroghe sparse su una lingua di sabbia in riva all’Atlantico. Il posto ideale per chi cerca un primo e genuino approccio con l’Africa… in compagnia di una guida davvero speciale. Qui infatti si è trasferita a vivere – senza alcun rimpianto – la giornalista italiana Antonella Sinopoli. «Vivere qui è un’esperienza straordinaria. Da condividere con chi desidera immergersi senza finzioni né filtri nella quotidianità di uno spicchio d’Africa». I visitatori possono alloggiare in bungalow sulla spiaggia, semplici ma confortevoli, realizzati da Antonella e dal suo marito ghaneano.
Il Wild Camp si trova all’interno del villaggio, a stretto contatto coi pescatori e le loro famiglie, gente povera ma fiera e pronta a stringere amicizia. Chi lo desidera può inoltrarsi nei meandri della vicina laguna, vero e proprio paradiso per gli amanti del birdwatching, da esplorare a piedi e in barca. Volendo, si può visitare il forte coloniale di Fort Prinzenstein o il vecchio faro di Cape St. Paul. O ci si può spingere alle cascate Wli: le più alte dell’Africa ocidentale. «Ma si può anche restare in riva al mare a godersi il sole e la tranquillità del luogo, coccolati dalle onde e dai giochi dei bambini», fa presente Antonella.
LESOTHO
Con i suoi alpeggi rigogliosi e i laghetti che riflettono i batuffoli delle nuove, il Lesotho è un regno africano sospeso tra le montagne e il cielo. Unica nazione al mondo ad avere l’intero territorio oltre i mille metri di altitudine, è un’enclave del Sudafrica, poco più grande della Sicilia, popolata da circa due milioni di abitanti (i Basotho) che conservano uno stile di vita tradizionale in sintonia con un ambiente aspro e affascinante. L’unico centro urbanizzato di rilievo è la capitale Maseru, per il resto il paesaggio è dominato dalla catena dei Drakensberg. Qui si trova il monte più alto dell’intera Africa meridionale, il Thabana Ntlenyana (3.482 metri), e durante l’inverno la neve cade copiosa su chalet alpini e piste di sci. In estate (le stagioni sono invertite rispetto alle nostre, dato che il Paese si trova nell’emisfero australe) si cammina sulle alture di Semonkong, un altopiano solcato da fiumi e canyon, dove il verde dei prati contrasta con l’azzurro del cielo.
Qui si tocca con mano l’ospitalità genuina dei pastori basotho, che, malgrado l’aspetto introverso e silenzioso, amano i visitatori (perlomeno quelli non troppo invadenti e rumorosi). Avvolti in pesanti coperte di lana e protetti da ampi cappelli di forma conica, saranno felici di accompagnarvi a dorso di cavallo (sorta di pony docili e resistenti) lungo i sentieri impervi che collegano i villaggi rurali, fino alle spettacolari cascate Maletsunyane.
KENYA
Cieli azzurri, tramonti infuocati, scenari da favola: è l’Africa di Karen Blixen e del Re Leone. Se le praterie della riserva faunistica di Masai Mara sono eccessive per voi, potere optare per il meno battuto Parco nazionale di Amboseli, dove elefanti e ippopotami sguazzano nel fango all’ombra del cono vulcanico del Kilimangiaro. Oppure dirigervi verso i Laghi Nakuru e Naivasha le cui acque sono colorate di fenicotteri, pellicani e centinaia di altre specie di uccelli. E, a proposito di volatili, segnaliamo il Bird Nest, un lodge di lusso a forma di gigantesco nido di uccelli. Si trova nella riserva di Segera, sullo splendido altopiano Laikipia, reso famoso nel mondo dalla scrittrice ambientalista Kuki Gallmann. Progettato dall’architetto Daniel Pouzet e costruito con rami e legni intrecciati da abili artigiani locali, il Bird Nest offre una visuale a 360 gradi sulla savana brulicante di animali: giraffe, zebre, elefanti… Un paesaggio incontaminato che al tramonto diventa magico. E la notte si riempie di stelle. Non resta che accoccolarsi nel proprio nido.
BOTSWANA
Visto dal cielo, il Delta dell’Okavango sembra un grande serpente che striscia nella pianura alluvionale. L’acqua del fiume scorre lucente e sinuosa, facendosi strada tra l’enorme distesa d’erba in cui scorrazzano elefanti e ippopotami. È uno spettacolo maestoso e incontaminato che lascia senza parole. Non rimane che scendere a terra per esplorare il territorio paludoso a bordo di un mokoro, piccola canoa ricavata da un tronco d’albero che permette di navigare a pelo d’acqua nei canali, scivolando tra le isole galleggianti di ninfee. Le foglie dei papiri si inchinano come ventagli al passaggio dell’imbarcazione, il silenzio è rotto dal canto degli uccelli palustri e dai tuffi di pesci, anfibi, piccoli e grandi mammiferi che trovano ospitalità e nutrimento nelle vene dell’Okavango, una delle più vaste aree umide del pianeta (è grande quasi come la Svizzera), che alla fine del giorno regala tramonti infuocati. Da giugno a settembre, durante l’inverno australe, il clima è favorevole, mite e secco, e l’acqua richiama molti animali migratori, facendo di questi mesi il momento migliore per un safari in canoa. Ma anche durante la stagione delle piogge, da novembre ad aprile, il Delta dell’Okavango rimane un’eccellente destinazione per il birdwatching… E per la cura dello spirito.
COMORE
Situato all’estremità settentrionale del Canale del Mozambico, nell’Oceano Indiano, tra il Madagascar e il Mozambico, l’arcipelago delle Comore è a lungo rimasto ai margini delle rotte turistiche. Ora diverse compagnie aeree stanno puntando su questa destinazione. Il viaggio inizia dall’isola principale di Grande Comore, di origine vulcanica come le altre due, di Mohéli e Anjouan, che compongono questa repubblica federale, ex colonia francese indipendente dal 1975 (una quarta isola, Mayotte, ha deciso con un referendum di rimanere sotto controllo francese) e con una storia turbolenta alle spalle, fatta di tensioni politiche e tentativi di secessione. Oggi le autorità puntano sul turismo per diversificare l’economia, basata sulle piantagioni di vaniglia, cannella e ylang-ylang (dai cui fiori si ricava l’omonima essenza usata in profumeria), che si possono visitare coi produttori locali. Altre attività interessanti sono le lavorazioni della copra (polpa di noce di cocco essiccata), della sisal e del caffè.
L’isola principale è dominata dal più vasto cratere della terra, il Karthala, dove si dice essere scomparso il trono della regina di Saba. La cultura è plasmata da influenze arabe, asiatiche, africane ed europee. Una mescolanza che arricchisce l’offerta culinaria (il pesce al cocco è il piatto nazionale). La lingua locale è un dialetto swahili detto shikomor, ma sono parlati anche il francese, l’arabo e il malgascio. Per proteggersi dal sole, le donne si spalmano sul viso pasta di legno di sandalo. Il paesaggio assomiglia a quello delle Seychelles, con spiagge di sabbia bianca, mare cristallino e rocce che affiorano dall’acqua levigate dai venti e dalle onde, il tutto circondato da una splendida barriera corallina. L’entroterra offre foreste lussureggianti, crateri eruttivi, laghi turchesi e villaggi pittoreschi: ideale per chi è allergico all’animazione dei villaggi turistici. Il periodo migliore per partire va da maggio a ottobre, durante la stagione asciutta.
MOZAMBICO
Estrema propaggine meridionale del mondo swahili, lunga poco più di due chilometri e larga appena 600 metri, Ilha de Moçambique è un’affascinante “macchina del tempo” posteggiata sulla costa settentrionale del Mozambico. Un luogo intriso di storia. Vasco de Gama vi sbarcò nel 1498 e vi fondò una base commerciale sulla rotta per l’India. Ben presto il porto divenne uno snodo strategico per i trafficanti di oro, avorio, corni di rinoceronte e schiavi. I portoghesi ne fecero la capitale della loro colonia. Il declino cominciò con l’apertura del Canale di Suez, 1871, che dirottò le navi europee dirette in Oriente, affossando l’economia locale. Oggi i suoi vicoli sabbiosi avvolti nel silenzio e gli antichi palazzi color pastello le conferiscono un fascino decadente e magico.
L’isola va visitata a piedi, cercando gli edifici di maggior pregio storico e artistico, dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità: la fortezza di São Sebastião, il palazzo e la cappella di São Paulo (ospitano un bel museo), la vecchia Chiesa della Misericordia (al cui interno si trova un crocifisso in arte makonde) e la cappella di Nossa Senhora do Baluarte, che è tuttora il più antico edificio eretto (nel 1522) da europei nell’emisfero australe. L’Isola di Mozambico è collegata alla terraferma da un ponte lungo 3 chilometri. Si raggiunge in due ore d’auto dall’aeroporto di Nampula (voli da Maputo, Nairobi, Dar es Salaam e Johannesburg). La cucina locale è a base di pesce e crostacei alla griglia con riso speziato. Per dormire, segnaliamo O Escondidinho, un’antica casa coloniale trasformata in residenza turistica, di grande fascino, gestita da un architetto italiano.
SUDAFRICA
Un Paese sconfinato che sembra racchiudere in sé le magie e gli splendori dell’Africa. Gran parte dei turisti si muove tra le praterie del Kruger National Park e i dintorni di Città del Capo, con visita alle spiagge di Boulders Beach popolate dai pinguini. Ma chi cerca il silenzio può vagabondare nella regione del Capo Settentrionale, specie durante i mesi della fioritura, quando immense distese di boccioli selvatici creano uno dei più sensazionali spettacoli della natura. Armatevi di macchina fotografica o godetevi lo spettacolo: i colori e i profumi di questo magico posto vi resteranno impressi per lungo tempo. Come non potrete dimenticare i panorami da vertigine del Blyde River Canyon, i cieli stellati del Deserto del Karoo, la costa incantata della Garden Route, strada imprescindibile, sospesa per oltre trecento chilometri tra le scogliere e l’oceano.
Per chi voglia dormire in luoghi inconsueti e appartati, segnaliamo tre sistemazioni davvero originali: la prima è Castle in Clarens, un castello fiabesco situato in una zona collinosa del Free State. Una fortezza in miniatura con una camera matrimoniale collocata in una torre panoramica che pare uscita da un racconto dei fratelli Grimm. Vasca da bagno sospesa a 12 metri dal suolo e affreschi alle pareti ispirati alla favola di Raperonzolo: la dimora ideale per far sentire una regina la propria dolce metà. Se i panni del principe azzurro non vi si addicono e vi sentite più vicini al look grezzo di Fred Flintstone, potete optare per un alloggio primitivo: Kagga Kamma, albergo costruito in una riserva naturale tra le grotte della montagna Cederberg, a 250 chilometri da Città del Capo. L’hotel propone 10 camere scavate realmente nella pura roccia. Si dorme in grotte e caverne attrezzate di ogni comfort: per gustarsi la natura incontaminata senza rinunciare al wi-fi e alla Jacuzzi. Notti da 186 dollari. Clava esclusa.
Infine, se amate la natura selvaggia e accarezzate fin da bambini il sogno di vivere in una casa su un albero, sappiate che in Sudafrica c’è quanto serve per sentirvi appagati. Nella riserva naturale di Sabi Sands, non lontano dal Kruger, regno assoluto dei grandi predatori della savana, si trovano le Tree House di Lion Sands, l’ultima frontiera degli eco-lodge, che hanno la peculiarità di trovarsi a sette metri da terra: appoggiati sui rami degli alberi che spuntano sulla boscaglia. Una sistemazione che offre una vista mozzafiato sul fiume Sabi e sugli animali che dimorano nella zona: ippopotami, gazzelle, leoni, elefanti, giraffe: ideale per chi vuole sentirsi come Tarzan senza rinunciare ai comfort di una vacanza esclusiva. In valigia mettete letture sudafricane: Nadine Gordimer, J. M. Coetzee, Wilbur Smith, l’autobiografia di Nelson Mandela. Nella vostra playlist scaricate il meglio di Miriam Makeba: sarà la colonna ideale per un viaggio dalle mille emozioni.
SENEGAL
Atterrati all’aeroporto di Dakar, si deve salire su un pulmino o un taxi e dirigersi verso sud. La gran parte dei turisti finisce per rintanarsi in qualche hotel o villaggio turistico della Petite Côte. Il consiglio è di proseguire oltre per raggiungere una regione rimasta ai margini degli itinerari turistici: il Delta del Sine Saloum. È un territorio inviolato, dichiarato Parco Nazionale nel 1976, dominato da foreste di mangrovie e possenti baobab, regno incontrastato degli uccelli (gli amanti del birdwatching potranno ammirare oltre 250 specie, tra cui pellicani, aironi, garzette, sterne reali, civette) ma anche di scimmie, tartarughe, iene, facoceri, antilopi e manguste (l’animale più raro del parco è il lamantino). Il Sine Saloum è un mondo sospeso tra terra e mare, frastagliato e mutevole, esteso per oltre 70 chilometri lungo la costa e 35 nell’entroterra.
Il posto ideale per esplorare la regione è l’isola di Mar Lodj. Per raggiungerla dovrete prendere una canoa al villaggio di Dangane. A Mar Lodj potrete contare su diversi campeggi, bed & breakfast, bungalow costruiti e gestiti dagli abitanti del posto, che non mancheranno di farvi visitare (con carretti trainati da cavalli) i loro villaggi pittoreschi, per poi condurvi (a bordo di piroghe) all’esplorazione dei canali salmastri modellati dalle correnti e dalle maree, dove gli unici rumori che sentirete saranno il fruscio dell’acqua e i richiami dei volatili.
TANZANIA
Dici Tanzania e subito pensi al Kilimangiaro, al Serengeti, allo Ngorongoro oppure all’isola di Zanzibar. Ma questa fantastica nazione è uno scrigno pieno di tesori naturalistici segreti. Da visitare, nella zona del Lago Tanganica, tre parchi naturali stupendi, tra i più difficili da raggiungere della Tanzania, quindi tra i meno visitati. Il Parco Nazionale dei Monti Mahale, le cui foreste si specchiano nelle acque a sud di Kigoma, ospita una delle più numerose popolazioni di scimpanzé esistenti in natura, otto differenti specie di primati rari, tra cui il colobo dell’Angola, e numerosi animali della savana (bufali, leoni, leopardi, elefanti, giraffe, zebre, iene…). Il Gombe Stream, un piccolo parco nazionale creato nel 1968 per proteggere gli scimpanzé, permette di avvistare anche babbuini, cercopitechi, colobi, galeoni giganti e centinaia di specie di uccelli. Poco distante c’è il Parco Nazionale di Katavi, in gran parte paludoso e coperto da boschi di miombo, che ospita ampie popolazioni di ippopotami e coccodrilli, elefanti, bufali, zebre e antilopi. Per finire segnaliamo, nella parte meridionale del Lago Tanganica, l’isola di Lupita, raggiungibile con i servizi di trasporto degli eco-lodge, un approdo fantastico dov’è possibile alternare immersioni e snorkeling a escursioni e trekking. Lontano da tutti e da tutto. In alternativa, in un angolo sperduto del Lago Vittoria, c’è un’isola incontaminata, rifugio segreto di scimpanzé, elefanti delle foreste, giraffe e rare antilopi sitatunga. Il suo nome è Rubondo Island. Le immagini satellitari mostrano un fazzoletto di foresta pluviale circondata dalle acque. L’unica possibilità di visitare questo paradiso perduto e protetto è alloggiare al Rubondo Island Lodge, una struttura ecologica, autonoma energeticamente al 100%, composta da otto chalet di legno immersi nel verde.
Il lodge, che si occupa del trasporto in barca, organizza passeggiate naturalistiche ed escursioni in canoa, in compagnia delle guardie del parco e dei ricercatori che studiano questo microcosmo galleggiante. In particolare, le squadre di ranger e veterinari si occupano di assistere una folta comunità di scimmie e scimpanzé salvati negli ultimi decenni da zoo e circhi in giro per il mondo e reintrodotti in natura: un’esperienza di conservazione che merita di essere visitata e sostenuta.
Per chi preferisce il mare segnaliamo l’isola di Mafia (con l’accento sulla “i”), a circa 25 chilometri dalla costa. Meno conosciuta delle vicine Zanzibar e Pemba, è un rifugio intimo e incontaminato. Le coste sabbiose e i fondali limpidi richiamano gli appassionati di snorkeling, che qui possono ammirare la splendida fauna marina. Un grande parco marino protegge lo straordinario complesso costiero formato da estuari fluviali, mangrovie e barriere coralline. Lo popolano più di 50 varietà di corallo, tartarughe, dugonghi. All’interno la vegetazione comprende foreste di mangrovie, palme e baobab, dove è possibile incontrare scimmie e volpi volanti. L’isola è raggiungibile in 35 minuti con voli charter da Dar es Salaam o con un traghetto da Nyamisati.