Sognano l’Islam puro del Medio Evo, ma non disdegnano di fare affari con le tecnologie più moderne e con le tecniche più spregiudicate. Secondo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, al-Shabaab, gruppo jihadista somalo legato al network di al-Qaeda, tra dicembre 2019 e agosto 2020, ha gestito un flusso di denaro di circa 13 milioni di dollari Usa. I soldi sono stati estorti alla popolazione attraverso la richiesta di tangenti sugli affari e una sorta di tassazione illegale e poi, attraverso il sistema bancario somalo, sono stati investiti nel mercato immobiliare in tutta l’Africa orientale.
Domani, venerdì 16 ottobre, ricorre il decimo anniversario dell’intervento dei soldati keniani in Somalia nel tentativo di creare una zona cuscinetto tra al-Shabaab e i confini del Kenya. L’incursione, che avrebbe dovuto durare alcuni mesi, si è protratta per un decennio con la forza di intervento keniana diventata uno dei pilastri della missione dell’Unione africana in Somalia (Amisom).
Nonostante questo intervento, a tutt’oggi il gruppo terroristico rimane una grave minaccia non solo per la Somalia, ma per l’intera regione orientale dell’Africa. «Mentre ricordiamo la missione, vi esorto a non abbassare la guardia. Una Somalia sicura in grado di fornire sicurezza ai suoi confini si traduce in una pacifica Africa orientale – ha detto ai soldati Monica Juma, il segretario della Difesa keniana in una cerimonia che si è tenuta mercoledì -. Il gruppo terroristico è un pericolo, ma è stato notevolmente indebolito. Il vostro contributo ad Amisom rimane importante».
Se dal punto di vista militare è stata costretta ad abbandonare alcune delle sue roccaforti sulla costa, al-Shabaab ha ancora proprie basi nell’entroterra. Secondo le Nazioni Unite ciò è dovuto alla debolezza delle istituzioni nazionali somale che non sarebbero ancora in grado sradicare i jihadisti manu militari né di contrastarli finanziariamente.
«Al-Shabaab mantiene una forte posizione finanziaria e ha un bilancio sempre più solido, parte del quale è investito in proprietà e attività commerciali a Mogadiscio», afferma il rapporto dell’Onu.
La maggior parte di questi soldi è stata generata attraverso l’estorsione delle attività commerciali. A Kismayo, importante città portuale del Sud, sebbene i soldati di Amisom controllino il terreno (in collaborazione con lo sceicco Ali Madobe, alleato chiave del Kenya), al-Shabaab è riuscita a guadagnare quasi sei milioni di dollari tassando le imprese e gli esercizi commerciali. Solo da concessionari di auto e agenzie di spedizioni, i jihadisti hanno ricavato tre milioni di dollari.
Nel Lower Juba, il gruppo ha anche guadagnato tre milioni attraverso i posti di blocco stradali che imponevano una tassazione sul passaggio.
Questi fondi vengono poi depositati su conti correnti legali e investiti sul mercato. «L’utilizzo di sistemi bancari formali da parte di al-Shabaab consente il trasferimento e la distribuzione immediati di grandi importi, anche in aree che non controlla più direttamente, eliminando il rischio di trasportare fisicamente contanti attraverso territori ostili», ha scritto, citando il rapporto il New York Times.
Le banche non hanno fornito informazioni sulle transazioni sospette al Financial Reporting Center della Somalia. La maggior parte del denaro è stata investita nel settore immobiliare e nel finanziamento di Amniyat, l’unità d’élite del gruppo terroristico, specializzata nella raccolta di informazioni, nel compiere omicidi mirati e nell’organizzazione di attacchi suicidi.
(Tesfaie Gebremariam)