a cura di Marco Trovato
Visto dal cielo, il Delta dell’Okavango sembra un grande serpente che striscia nella pianura alluvionale. L’acqua del fiume scorre lucente e sinuosa, facendosi strada tra l’enorme distesa d’erba in cui scorrazzano elefanti e ippopotami. È uno spettacolo maestoso e incontaminato che lascia senza parole. Non rimane che scendere a terra per esplorare il territorio paludoso a bordo di un mokoro, piccola canoa ricavata da un tronco d’albero che permette di navigare a pelo d’acqua nei canali, scivolando tra le isole galleggianti di ninfee.
Le foglie dei papiri si inchinano come ventagli al passaggio dell’imbarcazione, il silenzio è rotto dal canto degli uccelli palustri e dai tuffi di pesci, anfibi, piccoli e grandi mammiferi che trovano ospitalità e nutrimento nelle vene dell’Okavango, una delle più vaste aree umide del pianeta (è grande quasi come la Svizzera), che alla fine del giorno regala tramonti infuocati. Da giugno a settembre, durante l’inverno australe, il clima è favorevole, mite e secco, e l’acqua richiama molti animali migratori, facendo di questi mesi il momento migliore per un safari in canoa. Ma anche durante la stagione delle piogge, da novembre ad aprile, il Delta dell’Okavango rimane un’eccellente destinazione per il birdwatching.
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