Il consiglio dei ministri del Burkina Faso ha deciso di rendere illegale l’omosessualità nel Paese. Lo si apprende dal verbale della riunione del governo, tenutasi ieri a Ouagadougou e presieduta dal leader della giunta militare Ibrahim Traoré.
Il Consiglio, su proposta del ministero della Giustizia e dei diritti umani, ha approvato un disegno di legge, che sarà ora trasmesso all’Assemblea nazionale, che prevede “la criminalizzazione dell’omosessualità e di atti e pratiche simili”. Non è la prima volta che la giunta militare opera una stretta sull’omosessualità: già ad agosto 2023, il Consiglio superiore delle comunicazioni (Csc) del Burkina Faso, ente regolatorio dei media, aveva vietato la trasmissione di contenuti televisivi che mostrano scene di omosessualità, un provvedimento preso a “tutela dei minori”.
L’omosessualità in Burkina Faso è legale dal 1996, e anche se gli omosessuali e gli attivisti Lgbtqi+ nel Paese non sempre hanno avuto vita facile, difficilmente vi era protezione legale per atti di violenza e omofobia, fino ad oggi non venivano criminalizzati e i rapporti, affettivi e sessuali, tra persone dello stesso sesso erano definiti “legali” dalla giustizia burkinabé. Il codice penale include però il “disturbo pubblico”, che prevede condanne da due mesi a due anni di reclusione: per disturbo pubblico si intende “qualsiasi atto deliberato contrario ai buoni costumi” che sia commesso in luogo pubblico o privato visibile al pubblico e possa offendere il senso del pudore di terzi “che assistono involontariamente all’atto”: su questo il mondo Lgbtqi+ burkinabé è sempre stato molto attento ma va anche detto che non ci sono arresti documentati sulla base di questa legge.
La legge burkinabé vieta il matrimonio e non vi sono norme di protezione a garanzia della comunità Lgbtqi+. Tuttavia, è vero anche che negli ultimi anni diverse persone omosessuali, lesbiche, bisessuali e transgender hanno cominciato ad apparire in televisione e sui media del Paese, contenuti che hanno sempre sollevato accesi dibattiti tra il pubblico, dibattiti rivelatori talvolta di atteggiamenti generalmente riluttanti, se non omofobi, da parte del pubblico. Tuttavia, secondo un report dell’Agenzia di cooperazione e sviluppo svedese (Sida), “l’attenzione dei media può anche essere interpretata come un segnale di un allentamento del tabù che circonda la questione omosessualità”.