L’opposizione politica del Niger chiede il “ritiro di tutte le forze militari installate illegalmente sul territorio nazionale” e invita i suoi sostenitori a “opporsi con ogni mezzo legale con azioni salvifiche”, alla “svendita” della sovranità nazionale, lanciando un appello a sostenere azioni legali e permanenti di protesta, il cui calendario sarà loro comunicato quanto prima.
Il messaggio, pubblicato in un comunicato datato ieri, segue il voto, lo scorso fine settimana, dalla maggioranza in parlamento della modifica della Dichiarazione di politica generale del governo (Dpg) attraverso la quale i deputati nigerini hanno dato il via libera al governo per la ridistribuzione delle forze militari straniere Barkhane (francese) e Takuba (europea) in Niger.
La Coalizione per l’alternanza politica (Cap20-21), l’Alleanza dei candidati al cambiamento (Acc) e il Fronte repubblicano per il cambiamento (Frc) si erano già espressi prima del voto dell’Assemblea, denunciando una “manovra incostituzionale” volta a aggirare il Parlamento nella firma di accordi per la presenza di basi militari straniere in Niger. Il gruppo definisce l’attuale regime “usurpatore”, che di scavalcare le disposizioni costituzionali per “legalizzare illegalmente e maldestramente il ridispiegamento”, peraltro già effettivo da tempo, delle forze Barkhane e Takuba sul territorio del Niger.
L’opposizione nigerina fa quindi eco alle già aspre critiche ai bilanci delle operazioni militari a guida francese nel Sahel registrate in Mali e in Burkina Faso.
Nel loro comunicato, i partiti e movimenti di minoranza tornano a denunciare la situazione in cui si trova il Paese sotto la guida del presidenza di Mohamed Bazoum e del primo ministro Mahamadou Ouhoumoudou: uno stato di insicurezza generalizzato, che sostengono, è “volutamente mantenuto per ragioni geopolitiche e geostrategiche”, siccità e carestia, inflazione senza precedenti che ha reso il cibo e altri beni di prima necessità inaccessibili ai cittadini medi; pratiche fiscali, inadatte e inique, un declino nel sistema educativo, corruzione a un livello mai eguagliato nel Paese, una giustizia a doppia velocità eretta in un sistema di inquisizione selettiva.