Nella tarda serata di ieri le autorità militari alla guida della Guinea hanno sciolto 53 partiti politici e ne hanno messi sotto osservazione altri 54, con il governo di transizione che deve ancora annunciare una data per le elezioni. Il Paese dell’Africa occidentale è guidato da un regime militare dal 2021, da quando i soldati hanno cacciato il presidente Alpha Condé: le elezioni sono programmate per il 2025 ma non c’è ancora una data certa.
Lo scioglimento di massa di decine di partiti politici e l’obbligo di osservazione per decine di altri, per tre mesi, è un avvenimento senza precedenti in Guinea, che ha tenuto le sue prime elezioni democratiche nel 2010 dopo decenni di governo autoritario. Il ministero dell’Amministrazione territoriale e del decentramento ha annunciato la decisione sulla base di una valutazione di tutti i partiti politici iniziata a giugno, con lo scopo di “ripulire la scacchiera politica”.
I partiti che saranno sotto osservazione per i prossimi tre mesi potranno operare normalmente ma devono risolvere le irregolarità segnalate in un audit effettuato dal ministero: tra questi vi sono il Rassemblement du peuple de Guinée, che è il partito dell’ex presidente Alpha Condé, e un altro importante partito di opposizione, l’Unione delle forze democratiche della Guinea. Le autorità hanno detto che i partiti posti sotto osservazione non sono riusciti a tenere il congresso del loro partito entro il limite di tempo e a fornire estratti conto bancari.
La Guinea è uno dei Paesi dell’Africa occidentale, oltre a Mali, Niger e Burkina Faso, dove l’esercito ha preso il potere e ha ritardato il ritorno al governo civile. Il colonnello Mamadi Doumbouya, che guida la Guinea, ha deposto il presidente tre anni fa, dicendo che stava impedendo così al Paese di scivolare nel caos, rimproverando a precedente governo le promesse non mantenute.