I baobab sono piante iconiche dalle dimensioni gigantesche e dall’estetica inconfondibile. Possiedono grandi tronchi con altezze che oscillano tra i cinque e i venticinque metri, con un diametro che può raggiungere i sette-dieci metri. Nei periodi di siccità si sono rivelati un bene altamente prezioso per la loro capacità di immagazzinare l’acqua: un tronco riesce a contenere fino a 120.000 litri. Ma da dove arrivano i baobab? Madagascar, Africa continentale o Australia? Questi alberi – a forte rischio di estinzione – sono al centro in questi giorni di uno studio pubblicato sulla rivista Nature che svela finalmente la loro origine, per decenni rimasta un mistero.
La pianta Adansonia, comunemente conosciuta come baobab, è diffusa oggi in Madagascar, in Africa continentale e in Australia nordoccidentale, ma è sempre stato un mistero la sua provenienza e spesso si è detto fosse endemica dell’Africa continentale. Ma non è così. Il team di accademici internazionali ha sequenziato con successo i genomi di ciascuna delle otto specie di baobab e ha concluso che sono originari del Madagascar. La sequenza del genoma ha risolto il mistero, secondo il team degli scienziati, che però ritiene ancora questi alberi come “una cisterna” di segreti da svelare, poiché non è stato ancora possibile analizzarne dei fossili, riporta Cnn.
Proprio in Madagascar, osservano gli scienziati, queste specie sono a grave rischio di estinzione, un pericolo che potrebbe far scomparire queste iconiche e preziose piante nel 2080, se non vengono messi in atto meccanismo di protezione diversi.
Il numero di baobab si è ridotto sull’isola gradualmente per millenni: i principali imputati sono i cambiamenti climatici causati dall’uomo e la deforestazione che negli ultimi decenni in particolare hanno ridotto di molto la popolazione di baobab. Questi alberi massicci e secolari sono bene che appartiene a tutta la comunità, “che fa affidamento sulle risorse naturali per nutrire le proprie famiglie”, ha commentato la Dr. Andriantsaralaza, nel team degli scienziati, augurandosi un pronto cambiamento di rotta per salvare questa specie.