a cura di Stefania Ragusa
Il pregevole volume Style is life (Kehrer Verlag, pp. 256, €58), raccoglie gli scatti più belli di Daniele Tamagni, mancato prematuramente nel 2017, contiene estratti in italiano che lo rendono accessibile a tutti i lettori e, soprattutto, non è “solo” un libro d’arte. Realizzata da un’artista del calibro di Aida Muluneh con l’editing di Chiara Bardelli Nonino e la supervisione di Giordano Tamagni, padre di Daniele, rappresenta piuttosto un romanzo di formazione, privo di elementi di finzione, scandito da immagini sorprendenti e bellissime. Daniele è stato un grande, ostinato fotografo, che ha iniziato la sua avventura artistica dalle pagine di Africa e, facendosi guidare dal suo intuito e dal suo senso estetico, ha documentato negli anni il lato fashion del continente e di altri luoghi, come la Bolivia o Cuba, percepiti estranei ai diktat del glamour e, invece, autentici scrigni di eleganza spontanea. Nel volume troviamo una selezione delle sue immagini più belle, accompagnate dalle ricostruzioni del padre e di altri commentatori, sul come, quando e perché Daniele avesse realizzato quella serie.
Alcuni dei lavori più memorabili, come i sapeurs congolesi o i metallari del Botswana, erano già noti come soggetti fotografici ma, come osserva il giornalista Kwanele Sosibo nel contributo al volume, Daniele aggiungeva alle sue storie qualcosa che alle altre mancava, un quid derivato dalla capacità di divenire parte, davvero e profondamente, del contesto, di mescolarsi. Perché la “mixitè” non è un fatto di colori ma di emozioni e sensibilità. Come diceva Robert Capa, se una fotografia non funziona è perché non sei andato abbastanza vicino.
Fino al primo aprile le immagini di Daniele Tamagni sono in mostra a Palazzo Morando di Milano (Via Sant’Andrea,6 – da martedì a domenica, 11-19).