Continua la serie di articoli sull’inchiesta nota come Pandora Papers, relativa a operazioni di frode fiscale o corruzione, realizzata dal Consorzio dei giornalisti investigativi (Icij). Dopo aver trattato il caso della Nigeria e del Kenya, ci spostiamo in Costa d’Avorio, con la testimonianza di Noel Konan, il giornalista che ha curato la documentazione relativa alla Costa d’Avorio, che attualmente è minacciato di denuncia da parte del suo direttore, Assalé Tiémoko, che ha bloccato l’uscita programmata dell’indagine. Al centro c’è una personalità importante: l’attuale primo ministro della Costa d’Avorio Patrick Achi
“Non si tratta di un’inchiesta diretta contro un’autorità politica, né ha nulla a che fare con un regolamento di conti, contrariamente a quello che alcuni stanno cercando di far credere. Sono coinvolto in un progetto di giornalismo investigativo con circa 600 altri giornalisti. E queste sono le informazioni che sono venute fuori”: parla da Abidjan con la rivista Africa Noel Konan, il giornalista che ha curato la documentazione relativa alla Costa d’Avorio per il Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi (Icij), rete che per circa due anni ha analizzato documentazione riservata dalla quale sono emersi numerosi casi di gestione opaca ed evasione fiscale attraverso il ricorso a società offshore in paradisi fiscali.
Un’immensa delusione, stupore e amarezza si sentono nelle parole di Konan, che non si aspettava di vedere la sua indagine boicottata dalla sua stessa testata, L’Elephant déchaîné, un giornale investigativo satirico ivoriano specializzato in questioni d’interesse generale, che finora appoggiava il lavoro del collega. All’ultimo momento, la direzione del giornale ha però ritenuto che a causa di un nuovo elemento l’inchiesta non era abbastanza solida per essere pubblicata. Al centro della vicenda c’è una personalità importante: l’attuale primo ministro della Costa d’Avorio Patrick Achi. “È una delle personalità emersa dall’analisi della documentazione, e non è l’unica”, ci spiega Konan, che ha lavorato, come di consueto, all’analisi e alla verifica di informazioni che hanno fatto venire a galla elementi di pubblico interesse.
“Non c’era premeditazione. Ho solo fatto il mio dovere, quello di informare l’opinione pubblica”, afferma il giornalista, che ora è minacciato di denuncia da parte del suo direttore, Assalé Tiémoko, che ha bloccato l’uscita programmata dell’indagine. Questo, spiega Konan, proprio dopo un incontro tra Tiémoko e lo stesso Achi, che paradossalmente non aveva mai dato risposta alle richieste di chiarimenti e di intervista rivoltagli dal giornalista investigativo. Nessun riscontro alle domande del giornalista sull’esistenza di una sua società di consulenza registrata alle Bahamas, ma una reazione mediatica di rigetto non appena il nome di Achi è stato citato a livello internazionale in seguito alla pubblicazione dei Pandora papers, tra domenica e lunedì, da parte dell’Icij e delle relative antenne nazionali.
Noel Konan non è rimasto in silenzio, e si è avvalso di altre reti giornalistiche professionali per vedere pubblicare le conclusioni del suo lungo e faticoso lavoro. Così, il sito di Enquête Media ma anche la Cenozo, famosa piattaforma di giornalismo investigativo in Africa occidentale, hanno scelto di dare spazio al frutto del lavoro del collega. Nel caso che riguarda Achi – usciranno successivamente rivelazioni anche sul Mediatore della Repubblica – la questione riguarda il possesso di una società di consulting registrata alle Bahamas. La consulenza è l’ambito prediletto di Achi, e proprio per questo già dalla fine degli anni Novanta era stato assunto dal governo ivoriano, facendo poi carriera fino a ricoprire l’incarico di primo ministro lo scorso marzo.
“A causa della lotta interna alla coalizione governativa in vista delle prossime elezioni, la pubblicazione di questa indagine avrebbe potuto suscitare amalgami e sarebbe stata pregiudizievole, allorché non sussiste alcuna attività illegale” Questo, in sintesi, sarebbe stato il contenuto del messaggio di Achi al direttore dell’ Elephant déchaîné, secondo quel che ci ha riferito il collega ivoriano.
Ad oggi non è ben chiaro se il primo ministro sia ancora legato alla Allstar consultancy Services Limited costituita il 1° dicembre 1998 a Nassau. Per creare la sua società offshore, Patrick Achi si è rivolto a Richard Cook, fondatore e direttore di Cook Worldwide Limited (Cww), un fornitore di servizi. “Sospettiamo che una manovra del genere da parte di uno specialista finanziario sia alquanto strana. L’interesse di Patrick Achi per il paradiso fiscale delle Bahamas è senza dubbio la promessa di ottimizzazione fiscale per la quale l’arcipelago ha una solida reputazione. Inoltre, stabilendo la sua società in giurisdizione extraterritoriale, l’attuale primo ministro evita diversi oneri fiscali garantendo al contempo l’esenzione dalle imposte sugli utili. Allstar Consultancy non è registrata nei libri contabili della Costa d’Avorio”, rivela l’inchiesta di Konan. Senza alcuna imposta sul reddito o imposta sul reddito da pagare, la Allstar non è obbligata a presentare i propri conti annuali. Un altro vantaggio è quello di operare con anonimato e riservatezza, “una cortina fumogena per nascondere informazioni strategiche sia sull’azienda che sui suoi beneficiari economici”.
Dallo studio della documentazione in suo possesso, Noel Konan sospetta inoltre che Achi abbia deciso di rivolgersi a un prestanome, un’altra società offshore, designata azionista della sua società e vertici aziendali. Allorché il governo ivoriano si è lanciato in una vasta operazione anticorruzione nella pubblica amministrazione, suscita molti interrogativi il fatto che un responsabile pubblico di alto rango scelga di avvalersi di paradisi fiscali per non pagare tasse in patria, che andrebbero a beneficio di tutti. Desta anche preoccupazione la pressione subita dal giornalista investigativo per aver svolto il proprio lavoro.
Questo articolo fa parte della serie di approfondimenti dedicati all’inchiesta sui Pandora Papers riguardanti i Paesi dell’Africa, in cui abbiamo già trattato il caso della Nigeria e del Kenya
(Céline Camoin)