C’è un tessuto intrecciato in profondità con la storia e l’identità di Capo Verde: si chiama “Pánu di téra” (panno di terra) e fu prodotto per la prima volta nel Paese nel quindicesimo secolo. Con il tempo ha assunto significati diversi, passando da tessuto per le spose o per il lutto, fino a definirsi come moneta di scambio durante la colonizzazione, fino a diventare infine un simbolo di indipendenza recuperata.
Pánu di téra, o panno di terra è conosciuto ancora oggi come simbolo della resistenza capoverdiana, riporta Okay Africa. Le sue origini risalgono al quindicesimo secolo, introdotto a Capo Verde dai tessitori schiavi guineani che ne diffusero la tecnica e la lavorazione. Successivamente fu utilizzato come valuta commerciale per l’acquisizione di schiavi dalla costa occidentale dell’Africa da vendere in Brasile. Fu poi bandito dal Portogallo nel ventesimo secolo. Il tessuto fu poi recuperato dopo la liberazione dal giogo coloniale nel 1975, motivo che lo rende ancora oggi un elemento principe nelle collezioni di designer e di artisti che se ne appropriano per valorizzare e celebrare le proprie radici e l’identità capoverdiana.
Il suo uso sociale variava molto ma era legato alle celebrazioni, per le spose che lo indossavano nei matrimoni o per il lutto, o ancora per fasciare i bambini appena nati.
Come riporta bouala.org, che analizza la storia del tessuto, il panno di terra si distingue dagli altri tessuti africani, che di per sé racchiudono molto della storia e della cultura di un paese, per la fusione di motivi geometrici complessi e l’influenza nella trama di motivi islamici o ispano-moreschi. I colori più diffusi sono il bianco e il blu o il tradizionale bianco e nero. Un’altra caratteristica che lo contraddistingue è la complessità della lavorazione. Il tessuto è composto da sei strisce di cento per cento cotone e occorre una giornata intera per farne una, una settimana quasi per completare un panno. Di conseguenza il pánu di téra è sempre stato molto costoso.
Oggi alcuni stilisti, come Angela Brito, lo stanno riproponendo nelle loro collezioni per far sì che la memoria, intrecciata con la storia del Paese non si perda.