È ancora lontana la pacificazione nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Non si è tenuto, ieri, l’atteso vertice tripartito di Luanda, capitale dell’Angola, tra il presidente congolese Felix Tshisekedi (nella foto), il presidente ruandese Paul Kagame, e il mediatore angolano, il presidente Joao Lourenço.
Solo il presidente congolese si è recato all’appuntamento, mentre Kagame ha declinato l’invito. Le tensioni sono sorte sabato, durante la preparazione della bozza dell’accordo di pace che si sarebbe dovuto firmare. Secondo fonti congolesi, il Ruanda ha presentato una nuova condizione preliminare: lo svolgimento di un dialogo diretto tra la Rdc e il gruppo armato M23. Il prerequisito è stato rifiutato da Kinshasa, che accusa Kagame di voler deliberatamente boccare il processo e di ostacolare a gli sforzi compiuti per portare a compimento il processo di Luanda avviato dall’Unione africana e sostenuto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dal luglio 2022.
“La Rdc prende atto del mancato svolgimento del tripartito convocato dalla mediazione angolana questa domenica, 15 dicembre, nel processo di pace di Luanda”, indica un comunicato stampa della presidenza congolese pubblicato sul suo account X. “Introducendo questa condizione dell’ultimo minuto, contrariamente a quanto discusso in precedenza, il Ruanda dimostra ancora una volta il suo sostegno incondizionato all’M23, un gruppo terroristico coinvolto in gravi violazioni dei diritti umani e in attività destabilizzanti nella Rdc. Questo atteggiamento irresponsabile mette in pericolo la pace e compromette gli importanti progressi compiuti. Tra queste figura la firma di un piano operativo che permette, da un lato, il ritiro delle forze ruandesi dal territorio congolese e, dall’altro, il disarmo e la neutralizzazione delle Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (Fdlr). La Rdc condanna fermamente questa nuova manovra di malafede che rivela ancora una volta la mancanza di reale volontà del Ruanda di impegnarsi in un approccio sincero per la pace.Questo comportamento non solo nuoce alla stabilità regionale, ma costituisce una violazione dei principi concordati nel quadro delle iniziative internazionali e regionali”, deplora il comunicato.
A Luanda, hanno discusso ieri presso il Palazzo Cidade Alta, Lourenço, Tshisekedi e l’ex capo di Stato del Kenya, Uhuru Kenyatta, in qualità di facilitatore del processo di Nairobi, un quadro negoziale tra il governo congolese e i gruppi armati. Secondo il ministro degli Esteri angolano, Téte António, l’incontro si è svolto nell’ambito di una consultazione per delineare i prossimi passi nella ricerca di una soluzione definitiva al processo di pace nell’est della Rdc. “Il presidente della Repubblica, dopo il contatto con i suoi omologhi della Rdc e del Ruanda, ha presentato alle parti un progetto di accordo da negoziare. L’accordo è stato negoziato al 99%, con un’intesa sulle tre questioni chiave. Il primo riguarda il disimpegno delle forze sul terreno, il secondo riguarda la neutralizzazione delle Fdlr e il terzo riguarda la questione del movimento ribelle M23.
“Il presidente João Lourenço ha avuto la saggezza di consultarsi con il presidente Tshisekedi e Uru Kenyatta, per vedere insieme come procederemo nei prossimi giorni con il processo”, ha spiegato ai giornalisti il capo della diplomazia angolana, uscendo dal La questione relativa al movimento ribelle M23, ha evidenziato il ministro, è stata oggetto di disaccordi tra la Rdc e il Ruanda, fatto che ha meritato un approccio ampio negli ultimi negoziati. Questa questione, ha sottolineato Téte António, è inclusa nell’unico paragrafo dell’Accordo, che doveva essere negoziato a livello dei ministri degli Esteri, finché molto tardi, durante la riunione ministeriale di venerdì a Luanda, non si è ottenuta alcuna convergenza su molti aspetti.