di Céline Camoin
C’è attesa in questi giorni per l’esito di una denuncia presentata da un gruppo di pescatori senegalesi contro le compagnie British Petroleum e Kosmos Energy, accusate di aver danneggiato l’ecosistema marino e recato un danno al principale mezzo di sostentamento delle comunità che dipendono dalla pesca. La pesca artigianale è pilastro dell’economia primaria del Senegal.
Mentre sta entrando nel vivo produzione di gas Gnl dal giacimento offshore Gta (Grand Tortue Ahmeyim) tra Mauritania e Senegal, i pescatori senegalesi, appoggiati da un’ong locale, stanno aspettando l’esito di una denuncia nei confronti delle compagnie British Petroleum e Kosmos Energy, che accusano di aver danneggiato l’ecosistema marino, e pertanto il loro ecosistema di sopravvivenza, con l’installazione delle attrezzature e l’attività legata all’estrazione di gas.
La denuncia è stata presentata lo scorso agosto ai National Contact Points britannici e americani dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dall’Ong Lumière Synergie pour le Développement (Lsd) e l’Association des pêcheurs artisanaux de la Langue de Barbarie-Gaalou Guett. Esse sostengono che le attività gasiere stanno avendo un impatto dannoso sulla vita delle comunità di pescatori della zona della Langue de Barbarie. Accusano le due aziende di non aver esercitato la Due Diligence basata su una valutazione dei rischi delle loro operazioni sulla vita delle comunità che dipendono da Jatara, la loro area di pesca dominante.
“Siamo entrati in contatto con questa comunità di pescatori già dal 2017, ma solo l’anno scorso abbiamo avuto abbastanza fondi per poter seguire la vicenda. Abbiano trovato una comunità estremamente vulnerabile, indifesa, che lottava per i propri diritti”, spiega alla rivista Africa Aly marie Sagne, direttore dell’Ong Lsd, raggiunto telefonicamente in Senegal, riferendosi a circa 70.000 persone la cui vita quotidiana dipende dalla pesca artigianale. La difficoltà per questi pescatori a far sentire la propria voce è legata alla retorica, difesa dalle multinazionali e dai promotori dell’iniziativa, che lo sfruttamento delle risorse estrattive porterà benessere, ricchezza e sviluppo. “Ma la realtà è diversa, e ne abbiamo le prove”, dice l’attivista, citando l’esempio della Repubblica Democratica del Congo, tra altri.
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Non avendo trovato sostegno da parte delle autorità locali, i pescatori artigianali si sono rivolti a Ong, come la Lsd. I sostenitori del piano estrattivo, ormai lanciato, rifiutano la tesi secondo la quale lo sfruttamento del gas sottomarino ha avuto un impatto sull’economia marina locale. “Rimandano la colpa ai cambiamenti climatici e cose del genere”. La realtà dei fatti è molto più terra a terra, spiega Aly Marie Sagne: per ridurre i costi, le compagnie estrattive hanno installato la piattaforma principale laddove faceva comodo a loro, forti dell’appoggio delle autorità, senza consultarsi con i pescatori. Ma il posto che hanno scelto a 25 km dalla costa, coincide con una barriera millenaria, dove i pescatori erano abituati a cercare la propria risorsa. Adesso i pescatori non possono più nemmeno avvicinarsi a meno di 500 m dalla piattaforma”. L’installazione di cui parla Sagne è quella principale e un eventuale spostamento costerebbe una somma altissima.
Inoltre, negando l’accesso a Jatara, British Petroleum e Kosmos Energy non hanno adottato le misure necessarie per compensare la perdita di mezzi di sostentamento della comunità. Infine, British Petroleum e Kosmos Energy non sono disposte a impegnarsi in un dialogo con i pescatori con lenza per affrontare le loro rivendicazioni, in violazione delle Linee guida dell’Ocse per le imprese multinazionali, in particolare i capitoli II (Politiche generali), IV (Diritti umani) e VI (Ambiente).
In questa denuncia, i reclamanti chiedono l’intervento dei National Contact Points per costringere British Petroleum e Kosmos Energy a conformarsi alle Linee guida dell’Ocse e ad avviare un dialogo con i pescatori artigianali della Langue de Barbarie. Dal lato senegalese, con il cambio di leadership e l’attenzione mediatica suscitata dalla vicenda, è stato instaurato un quadro di consultazione, appena un mese fa, ma non sono state rese note conclusioni. Il ministero della Pesca ha convocato a Dakar una riunione con tutti gli attori coinvolti, incluse le aziende petrolifere. Siamo in possesso di una ricerca universitaria che dimostra un reale impatto delle attività estrattive sulle attività dei pescatori.
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Le Linee guida Ocse sono standard e raccomandazioni sociali e ambientali riconosciuti a livello internazionale sulla responsabilità sociale d’impresa (Csr), adottate nel 2000 e rivolte alle multinazionali che operano da o all’esterno dei paesi membri Ocse.
La pesca artigianale è un pilastro dell’economia primaria del Senegal. “Siamo pescatori e lavoriamo a Ndar, che ospita uno dei più grandi giacimenti di idrocarburi chiamato Gta. Le attività di sfruttamento e estrazione del gas offshore sconvolgono gli habitat e gli ecosistemi marini, portando a un declino delle risorse ittiche. Ciò influisce direttamente sui mezzi di sostentamento delle comunità che dipendono dalla pesca, come la Langue de Barbarie”, ha detto El Hadji Douss Fall, presidente dei pescatori artigianali di Saint-Louis, citato da Seneweb.