In Camerun, per proteggere l’ambiente, un gruppo di giovani volontari costruisce piroghe con bottiglie di plastica vuote. E le regala ai pescatori. La città portuale di Douala rischia di vedersi sommergere da fiumi di rifiuti. Ma ogni settimana gli attivisti di Madiba & Nature ripuliscono i torrenti invasi dalla plastica. E riciclano le bottiglie con un’idea geniale
testo di Valentina Giulia Milani – foto di Alessio Perboni
In una delle città note in tutto il continente africano per il fermento artistico che la contraddistingue, potrebbe quasi sembrare un’installazione d’arte contemporanea realizzata per sensibilizzare la popolazione sulla protezione dell’ambiente. Purtroppo, però, il fiume di plastica che scorre nel cuore di Douala, capitale economica del Camerun, non è che una delle tante, reali, conseguenze dell’inquinamento. «Le persone gettano abitualmente i rifiuti nelle acque del Wouri – racconta un’anziana signora che abita a pochi passi dal corso d’acqua –. La corrente trascina le bottiglie che si ammassano sotto questo ponte, dove si crea una sorta di tappo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un’oscenità di plastica che non scandalizza quasi nessuno… Fortunatamente ci sono dei ragazzi che cercano di ripulire il fiume».
L’ideatore
Ismael Essome Ebone, 28 anni, laurea in ingegneria, cresciuto in una famiglia di pescatori, è l’artefice di un’attività di riciclo davvero originale: assieme a un drappello di giovani volontari, recupera le bottiglie di plastica e le assembla per costruire delle piroghe. «Le nostre sono canoe ecologiche e solidali: salvaguardano l’ambiente e aiutano le comunità locali più vulnerabili», racconta Ismael.
L’idea gli è venuta tre anni fa. «Studiavo ancora all’università. Ricordo bene il giorno in cui, tornando a casa, dovetti trovare riparo a causa della forte pioggia arrivata improvvisamente. Mentre attendevo, iniziai a vedere fiumi di bottiglie trasportate dai rigagnoli d’acqua formatisi lungo la strada. Si accumulavano dappertutto. Acqua, bottiglie, galleggiare… Il mio cervello iniziò ad associare ciò che vedeva e l’idea fu immediata: canoe di plastica!». Ismael iniziò a lavorarci sopra e a mettere a punto un progetto. In breve riuscì a costruire le prime ecoboat, che regalò ai pescatori più poveri.
Startup verde
Nel 2017 il ragazzo coinvolse nell’attività amici ed ex compagni di studi. Nacque così l’organizzazione non profit Madiba & Nature, impegnata su vari fronti: ricerca e innovazione nel campo del riciclo della plastica, sensibilizzazione e formazione, ecoturismo, salvaguardia ambientale… «Andiamo nelle scuole a spiegare agli studenti l’importanza dello smaltimento consapevole dei rifiuti. Portiamo oggetti costruiti con le bottiglie per far capire loro quante cose utili si possono fare con la “spazzatura”», spiega Rogei Otyaka, studente di ingegneria che sta facendo lo stage alla Madiba. Il team ha inoltre installato, in diversi quartieri di Douala, grandi contenitori di forma cubica realizzati sempre con bottiglie, dove le persone possono gettare la plastica vecchia.
Oggi la startup conta su una fitta rete di volontari: «Molti sono studenti universitari che decidono di dedicare parte del loro tempo a qualcosa di buono per il Camerun ma anche di formativo per sé stessi. L’obiettivo, per generare reddito, è vendere, un domani, le canoe. Naturalmente a un prezzo che permetta a noi di guadagnare qualcosa ma che sia sempre basso e conveniente per i pescatori». Per ora la Madiba & Nature sta in piedi grazie alla passione dei suoi componenti e alle donazioni di privati.
Lavori in corso
Una volta alla settimana, i ragazzi raggiungono il fiume di plastica armati di mascherine, gilet arancioni, stivali di gomma e grandi sacchi nei quali raccolgono le bottiglie. «Ogni sacco ne contiene circa trecento, per fare una canoa ecologica ne servono in media novecento». Quando hanno messo insieme il numero giusto di pezzi, caricano i contenitori sui taxi e li portano in un garage dove inizia la lavorazione.
Seduti per terra, circondati dalle bottiglie, Ismael e compagni procedono al meticoloso lavoro della costruzione: prima di tutto rimuovono le etichette che, altrimenti, «a contatto con l’acqua si staccherebbero inquinando mari e fiumi», dice Linda, studentessa di Igiene, qualità e sicurezza dell’ambiente, mentre si assicura che i tappi siano saldamente fissati alle bottiglie. Nella seconda fase si legano insieme le bottiglie per creare una serie di pannelli che formeranno le pareti e il fondo della piroga. «Grazie ai riscontri fornitici dai pescatori continuiamo ad apportare migliorie alle canoe», sottolinea Willy Essome, 23 anni, studente di lingue, convinto che il governo camerunese non faccia abbastanza per promuovere politiche di salvaguardia dell’ambiente: «Oltre a sensibilizzare i cittadini, dovrebbe finanziare attività come la nostra. E invece…».
Aiuti preziosi
Per costruire una canoa ci vogliono in media due giorni di lavoro. Il modello in costruzione è pronto al tramonto, quando i ragazzi escono soddisfatti dal garage. Ammirando quello che definiscono «il miglior prototipo mai costruito fino ad ora», si confrontano su come trasportarlo a Kribi, dove li aspetta un pescatore al quale l’imbarcazione è stata promessa in dono.
Kribi è una cittadina affacciata sull’Oceano Atlantico. Si trova a circa 170 chilometri a sud di Douala: un paradiso per i turisti e uno degli epicentri della pesca, abitato da molte famiglie di pescatori. La destinazione perfetta per le ecoboat. «Qui le piroghe possono essere utilizzate dalle comunità locali sia per portare in giro i turisti sia per pescare», spiega Ismael mentre trascina una delle imbarcazioni a riva per farvi salire due ragazze europee. A pochi chilometri di distanza, in un villaggio nascosto ai percorsi turistici, Camille Dimale, pescatore di 23 anni, si destreggia con la sua canoa di plastica sulle acque del fiume che scorre proprio davanti alla sua abitazione e, indicando la sua vecchia piroga di legno piena di toppe che ora giace a riva, dice: «La Madiba & Nature mi ha cambiato la vita, ormai per me era quasi impossibile pescare e non avevo i soldi per comprare una barca nuova (che può costare fino a 900 dollari, NdR). Non sapevo come fare, perché tutta la mia famiglia dipende dalla pesca».
Problema globale
Fino ad oggi la startup è riuscita a costruire 35 canoe, distribuite in diversi villaggi di pescatori. «Le ecoboat possono durare decine di anni, se conservate con cura. Ciascuna è in grado di trasportare fino a cinque persone. L’obiettivo è costruirne 1500, però abbiamo bisogno di fondi», confida il carismatico fondatore della Madiba & Nature. E aggiunge: «Nel nostro piccolo stiamo dando un grande segnale di attenzione a un’emergenza ambientale che non riguarda solo il Camerun, ma è globale».
I dati diffusi dall’Onu gli danno ragione: a partire dagli anni Cinquanta sono stati prodotti sul nostro pianeta 8,3 miliardi di tonnellate di plastica. Solo un decimo è stato riciclato, e un altro decimo incenerito, mentre l’80 per cento è finito in mari e discariche. Le grandi multinazionali continuano a produrre e vendere sempre più plastica, utilizzandola soprattutto per imballaggi monouso. Di tutta la plastica prodotta, però, più del 90 per cento non è mai stato riciclato. Ogni minuto, ogni giorno, l’equivalente di un camion pieno di plastica finisce negli oceani, provocando la morte di tartarughe, uccelli, pesci, balene e delfini. «Il danno economico annuo all’ecosistema marino è di 12 miliardi e mezzo di euro», hanno calcolato i ricercatori dell’Università di Berna. Come non bastasse, si prevede che la produzione di rifiuti plastici raddoppierà nel 2025. In mezzo a tante notizie allarmanti le canoe ecologiche del Camerun sono una testimonianza preziosa e confortante. Piccola ma vitale.
(testo di Valentina Giulia Milani – foto di Alessio Perboni)
Questo articolo è tratto dal numero 4/2019 della Rivista Africa, acquistabile online. Se ami il continente vero, ti invitiamo ad abbonarti alla Rivista Africa, approfittando delle promozioni in corso.