Ha 91 anni di età, di cui 41 trascorsi sulla poltrona presidenziale del Camerun, e potrebbe ancora essere candidato alla propria successione alle presidenziali prevista l’anno prossimo: Paul Biya, detto “la sfinge”, continua a ricevere elogi da parte del suo entourage politico, che non esita a sostenere una sua potenziale rielezione.
Lo ha ancora dimostrato un ministro del suo governo, Joseph Le, responsabile del Servizio pubblico e delle Riforme amministrative, nel promettere a Paul Biya un “sostegno indefettibile” e augurare “successo” alle prossime elezioni. Lo ha fatto ringraziando il capo dello Stato per la recente costruzione di un ospedale a Bertoua nella regione dell’Est.
“Cosa non va nell’élite camerunese?” chiede ai suoi lettori, sarcasticamente, il media anglofono Mimi Mefo Info, la cui linea è spesso critica nei confronti della classe dirigente di Yaoundé. In fondo, sottolinea su X, costruire un ospedale non è altro che parte del normale lavoro di un presidente.
Biya al potere, secondo osservatori di InfoAfrica, è sinonimo della totale assenza di alternanza democratica e di un sistema clientelistico ben rodato. Tuttavia, la sua assenza romperebbe equilibri, soprattutto all’interno del suo stesso schieramento.
Biya è il presidente in carica più anziano al mondo. È anche il quarto leader più longevo in carica, dopo il sultano del Brunei Hassanal Bolkiah, il re di Svezia Carlo VI Gustavo, e il presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo.