Il dolore fisico guarisce, ma resta quello psicologico. Chi subisce l’amputazione di un arto sa che la situazione è irreversibile. All’handicap si aggiungono depressione, vergogna, sentimento d’impotenza, e quell’insopportabile disagio suscitato dallo sguardo altrui.
Lo ha vissuto in prima persona John Amanam, quando suo fratello Ubokobong Amanam Sunday ha perso parte di una mano, drammaticamente tagliata nell’esplosione di un fuoco d’artificio a capodanno del 2017. Nel cercare protesi, la famiglia si è imbattuta in soluzioni poco adatte: arti artificiali di colore chiaro, forse accettabili per persone di carnagione bianca, ma che su Ubokobong non farebbero altro che attirare ancora di più l’attenzione sulla mano mutilata.
All’epoca John si occupava di effetti speciali per l’industria cinematografica. Possiede una formazione in arte, sa lavorare la materia, è uno scultore. Decide di mettersi all’opera e di creare una mano, più realistica possibile, per il fratello.
«Il risultato è stato talmente apprezzato che la storia è diventata virale. Mi sono reso conto che tantissima gente aveva bisogno di protesi simili e che non esistevano per le persone di pelle nera», spiega John Amanam ad Africa . «La richiesta è talmente elevata, che quello che ho fatto per mio fratello è diventato oggi il mio lavoro. Riceviamo ordini da tutto il mondo, anche dall’America», racconta Amanam raggiunto telefonicamente a Uyo, capitale dello Stato di Akwa, nel sudest della Nigeria, dove ha fondato la propria azienda, la Immortal Cosmetic Art.
L’arte è parte integrante del lavoro di John e della sua squadra. In un’altra intervista, il giovane creatore ha detto di ispirarsi a Leonardo da Vinci per modellare al meglio quelle parti del corpo umano sottoposte ad amputazioni: mani, piedi, braccia, gambe, orecchie, seno… Notato da aziende produttrici di protesi in Nigeria, John ha concluso accordi di partenariato. Nei casi di articolazioni e di arti fondamentali per la mobilità, la Immortal Cosmetic Art si occupa soprattutto della parte estetica, la copertura in silicone medico. «Nelle scorse settimane siamo stati sommersi dagli ordini e abbiamo dovuto procedere a una ristrutturazione aziendale», ci dice ancora il protagonista di questa success story.
«Mio fratello ha risolto il mio problema e il mio problema è stato fonte d’ispirazione per mio fratello. Ora lui aiuta gli altri, grazie al sacrificio della mia mano», ama sottolineare Ubokobong quando racconta la vicenda che ha fatto diventare John Amanam il primo protesista iperrealistico per persone di carnagione scura.
Dalla Nigeria dov’è nato e dove vive, John Amanam ci dà anche una sua lettura degli avvenimenti che stanno scuotendo la propria nazione, teatro da due settimane di proteste e repressione del movimento #endSars, #endpolicebrutality. «Nella mia città e nel mio Stato, non abbiamo assistito a episodi di violenza. Il nostro governatore è stato favorevole al dialogo e ha lanciato appelli alla calma, dimostrando solidarietà nei confronti dei giovani e dei militanti del movimento conto i soprusi della polizia». Ma la calma relativa nell’Akwa non nasconde il problema. «Il principale problema della Nigeria – sostiene Amanam – sono i governanti. Hanno spogliato il Paese delle proprie risorse. Hanno infangato l’immagine della nazione, a livello sia interno che internazionale. Credo sia giunto il momento di una ristrutturazione, di un cambiamento di politiche, di un cambiamento di leadership. I nostri governanti non stanno facendo quello che dovrebbero fare. Come ad esempio creare condizioni favorevoli per la crescita dei giovani. Non appoggio di certo la violenza, ma è forse il prezzo da pagare per ottenere una svolta, per mettere i nostri leader davanti alle proprie responsabilità. Buoni leader e cittadini responsabili, pronti a sacrificare i propri interessi personali per il bene della nazione. È di questo che abbiamo più bisogno».
(Céline Camoin)