L’imminente formazione di un governo di coesione nazionale in Repubblica Democratica del Congo è stata annunciata nel fine settimana dal presidente Felix Tshisekedi, durante un incontro con i membri dell’Unione Sacra, la coalizione al governo, a Kinshasa. Nel corso dell’incontro, il capo dello Stato ha insistito sulla necessità di superare le divisioni interne per affrontare le minacce esterne.
Tina Salama, portavoce del Capo dello Stato, ha chiarito alcuni punti discussi durante l’incontro. Ha sottolineato in particolare i progressi diplomatici compiuti, citando il riconoscimento, per la prima volta, del Ruanda come Paese aggressore da parte della comunità internazionale.
Venerdì infatti, per la prima volta, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato direttamente il Ruanda per il suo sostegno all’M23, che continua la sua avanzata nell’est della Rdc.
La risoluzione, adottata all’unanimità, “condanna fermamente l’offensiva in corso e l’avanzata dell’M23 nel Nord e nel Sud Kivu con il sostegno delle forze di difesa ruandesi”, 4.000 delle quali sostengono l’M23, secondo gli esperti delle Nazioni Unite. Chiede inoltre il ritiro dell’M23 dai territori di cui ha preso il controllo, in particolare Goma e Bukavu, e invita le forze armate ruandesi a “cessare il loro sostegno all’M23 e a ritirarsi immediatamente dal territorio della RDC, senza precondizioni”.
Finora il Consiglio si era limitato a denunciare le violazioni dell’integrità territoriale della Rdc senza menzionare il Ruanda.
Il ministro degli Esteri statunitense Marco Rubio ha chiesto venerdì un “cessate il fuoco immediato” durante una telefonata con il presidente keniano William Ruto.