Di Andrea Spinelli Barrile
Il premio Nobel per la pace 2018, ginecologo e chirurgo congolese Denis Mukwege, che vive a Bukavu in Sud Kivu, ha nuovamente espresso la propria contrarietà all’imminente dispiegamento di truppe da parte dei Paesi dell’Africa orientale nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc). Afflitta dall’attività di circa 100 gruppi armati, la maggior parte dei quali sono un’eredità di due guerre regionali risalenti a un quarto di secolo fa, la regione orientale del Congo è sull’orlo del collasso sociale ed economico anche per via dei conflitti armati.
Mukwege sottolinea che nelle regioni orientali opera già una missione multilaterale delle Nazioni unite (la Monusco, che gli fa anche da scorta) oltre che essere in vigore un accordo bilaterale tra Rdc e Uganda, partnership “inefficienti e sovrapposte” che rischiano di essere totalmente neutralizzate dall’imminente dispiegamento di una forza regionale: “Sembra una cronaca del caos annunciato, soprattutto perché alcuni di questi stati sono alla radice della destabilizzazione, dei cicli di violenza e del saccheggio delle risorse naturali nell’est del Congo” ha detto in una nota il ginecologo, fondatore dell’ospedale Panzi.
“La diplomazia regionale del presidente della Rdc ci conduce oggettivamente verso un prolungamento e un aggravamento dell’instabilità” ha accusato Mukwege, che in Congo e tra la diaspora congolese è molto ascoltato e considerato. Sin da subito il Nobel per la pace si era pronunciato contro la possibilità di una forza regionale schierata nell’est della Rdc ma secondo l’ultima risoluzione della Comunità dei paesi dell’Africa orientale i lavori vanno avanti e sarà il Kenya a guidare la forza regionale.
All’ospedale Panzi, gestito dal premio Nobel nella cittadina di Bukavu al confine con il Rwanda, “ogni picco di instabilità corrisponde a un picco del numero di donne e ragazze vittime di violenze sessuali, di cui ci occupiamo noi” ha detto Mukwege: “Abbiamo una sola certezza: donne e bambini saranno nuovamente colpiti e saranno le prime vittime di questo nuovo ciclo di violenze”.
Per il Premio Nobel, “la profonda riforma delle Fardc” ovvero dell’esercito congolese e dei servizi di sicurezza, “e la lotta all’impunità sono le misure più appropriate per garantire la pacificazione e una stabilità duratura nell’est della Rdc”.
Dalla ripresa delle violenze, lo scorso settembre, più di 170.000 persone sono state sfollate, secondo le Nazioni unite. I ribelli controllano diverse località tra cui la città di Bunagana, al confine con l’Uganda.