Nell’arco di pochi giorni in Africa si è votato in tre significativi paesi: nella Repubblica democratica del Congo, in Nigeria e in Senegal. Le ultime due elezioni sono appena avvenute, tanto che non si conoscono nemmeno i risultati definitivi. In Congo invece c’è stata la tanto attesa svolta: ha vinto Félix Tshisekedi, figlio dello storico oppositore Étienne Tschisekedi, e il presidente uscente Joseph Kabila è diventato finalmente il presidente “uscito”. Certo, c’è stata la polemica e le critiche, probabilmente vere, sul fatto che tra Kabila e Tshisekedi ci sia stato un accordo per una sorta di “ticket” al potere, ma questa è la politica, che è fatta anche da accordi sottobanco, loschi e di interesse. Sta di fatto che oggi il presidente della Rd Congo non è Joseph Kabila.
In Nigeria si stanno attendendo i risultati definitivi. La sfida era tra il presidente uscente Buhari e il suo rivale, l’uomo d’affari e già ex vice presidente Abubakar Atiku. La consultazione però ha conosciuto un fatto veramente inedito, la sospensione a poche, pochissime ore dall’apertura dei seggi. Si doveva votare il 16 e il voto è stato spostato di una settimana, al 23. Nessuno ha mai spiegato in modo credibile perché ciò sia avvenuto. Ora si attendono i risultati e, secondo molti, ci sono seri rischi che verranno accolti con proteste e violenze da una parte e dall’altra.
Infine il Senegal, che a differenza dei casi precedenti, che riguardano veramente due Paesi simbolo del continente, è un piccolo Paese ma a suo modo un simbolo anch’esso. In Senegal c’è veramente la democrazia e il multipartitismo, e non da ora: i presidenti che perdono se ne vanno, quelli che vincono si insediano e quelli che hanno finito i loro mandati non se ne creano di nuovi modificando la Costituzione. Anche qui, come in Nigeria, si attendono i risultati.
Tre casi significativi, dunque. Solo venti anni fa era impossibile immaginarsi elezioni in Congo e in Nigeria. Era impossibile immaginarsele senza violenze e senza disordini e morti. Ancora oggi, in Nigeria e Congo, proteste e morti ci sono stati, ma anche le elezioni. L’esempio del piccolo Senegal è stato storicamente vincente.
(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)