“Il governo sta cercando di rigettare sugli organizzatori della marcia di protesta la responsabilità delle violenze di domenica” riferiscono all’Agenzia Fides fonti della Chiesa della Repubblica Democratica del Congo, dove domenica 21 gennaio in diverse città del Paese le forze dell’ordine hanno represso nel sangue le manifestazioni di protesta indette dal Comité Laic de Coordination (Clc, organizzazione del laicato cattolico) per chiedere al Presidente Joseph Kabila una dichiarazione con la quale si impegna a non candidarsi alla propria successione, in conformità alla Costituzione, e al rispetto degli accordi di San Silvestro del 31 dicembre 2016.
Nonostante la repressione, i laici cattolici non demordono, perché come riferiscono le fonti di Fides “vogliono organizzare altre manifestazioni di protesta”. “Questo perché – spiegano le fonti- si ha ormai la netta impressione che chi sta al potere non vuole cederlo. Le marce dunque rimangono l’unica forma di protesta, sia pure debole, per fare pressione e sperare che qualcosa cambi all’interno del regime presidenziale”.
“Sulla decina di sacerdoti arrestati domenica 21 gennaio non si ancora nulla” affermano le nostre fonti. “Si sa solo che uno dei sacerdoti arrestati è stato accusato da un ministro di tentativo di aggressione perché questi, insieme ad altre persone, per sfuggire al lancio dei lacrimogeni della polizia, si è rifugiato in una casa, che appartiene proprio al ministro in questione. Questi ha accusato quindi il sacerdote e le persone che erano con lui di tentativo di aggressione, ma si tratta di una versione falsa”.
“In conclusione i laici cattolici hanno preso la guida delle proteste contro Kabila. Diversi parroci hanno aderito alle iniziative di protesta, ma queste non sono partite dalla Cenco (Conferenza Episcopale Nazionale del Congo) o dai singoli Vescovi. Si tratta è bene ribadirlo di iniziative assunte dai laici” concludono le fonti.
In una “Nota tecnica” rilasciata ai media, la Nunziatura Apostolica a Kinshasa conferma che le forze dell’ordine hanno sparato pallottole reali, quindi potenzialmente mortali, contro i manifestanti nella capitale Kinshasa, e nelle città di Kisangani (nord-est), Goma e Bukavu (Nord e Sud Kivu, nell’est), Lubumbashi (sud-est) e Mbuji-Mayi (centro). Nella nota intitolata “Parrocchie sconvolte dalla forze dell’ordine” si accusa la polizia di aver circondato le chiese e di aver sparato lacrimogeni e proiettili veri.
Secondo la Nota della Nunziatura “almeno un prete è stato ferito e almeno altri tre sono stati arrestati a Kinshasa”. Una delle sei vittime confermate della Nunziatura è stata uccisa davanti alla chiesa di San Francesco (e non come riferito ieri di Saint Kizito) ed “era un’aspirante alla vita religiosa”.
(24/01/2018 Fonte: Agenzia Fides)
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