Se un tempo le mostre dedicate all’Africa (e in particolare alla sua arte contemporanea) erano una rarità, oggi la situazione è decisamente rovesciata. Il continente è di gran moda e ovunque si moltiplicano iniziative espositive. Il problema vero, adesso, è districarsi tra offerte serie e improvvisate.
Nel primo segmento rientra senza dubbio la doppia proposta del Maxxi di Roma. La prima collettiva, African Metropolis, ha la regia di Simon Njami, curatore star di origine camerunese che si è occupato anche delle due ultime edizioni di Dak’Art e certo non ha bisogno di presentazioni. Le opere selezionate (come Cidade em Movimento di Délio Jasse, foto) vanno a comporre una città immaginaria e poliedrica, che riunisce e racconta le grandi trasformazioni sociali, economiche e culturali che stanno attraversando il continente e continuano a sfuggire ai media mainstream (fino al 4 novembre).
La seconda mostra s’intitola Road to Justice, è costruita a partire dalla collezione permanente del museo e propone artisti del calibro di John Akomfrah, Sue Williamson, Wangechi Mutu. Denominatore comune: i temi dell’identità e della memoria, nelle loro connessioni diacroniche (fino al 14 ottobre).
(Stefania Ragusa)