La Svizzera d’Africa è anche la Guantanamo, d’Africa. Le autorità giudiziarie e di polizia del Ruanda sottopongono spesso le persone a tortura durante la detenzione: lo hanno fatto in prigioni e carceri ufficiali, così come in strutture non ufficiali, e lo fanno utilizzando percosse, immersioni in acqua, finte esecuzioni, scosse elettriche e altre brutalità. Da decenni. È quanto denuncia Human rights watch in un rapporto diffuso martedì, che tuttavia lascia anche un importante segno di speranza sulla fine di questa pratica nelle carceri ruandesi, citando il processo a sei funzionari carcerari e 12 detenuti per omicidio, tortura e aggressione nella prigione di Rubavu, concluso nell’aprile 2024.
Il rapporto di Hrw, di 22 pagine, documenta torture e maltrattamenti da parte di funzionari carcerari e detenuti nella prigione di Nyarugenge nella capitale, Kigali, nella prigione di Rubavu, nel Ruanda occidentale, e in una struttura di detenzione non ufficiale a Kigali nota come Kwa Gacinya e dimostra “che ai funzionari carcerari è stato permesso di torturare i detenuti impunemente per anni, evidenziando i fallimenti delle istituzioni del Ruanda incaricate di salvaguardare i diritti dei detenuti” come detto da Clémentine de Montjoye, ricercatrice senior per l’Africa di Hrw.
Tra il 2019 e il 2024, Hrw ha intervistato più di 28 persone, tra cui 13 ex detenuti che erano stati trattenuti in centri di detenzione non ufficiali e nelle prigioni di Rubavu e Nyarugenge tra il 2017 e il 2024, descrivendo infine 53 casi di persone vittime di tortura.
La Commissione nazionale per i diritti umani (Nchr) del Ruanda non è indipendente, sostiene Hrw, e non è stata in grado o non ha voluto riferire sui casi di tortura; inoltre, le autorità ruandesi limiterebbero sistematicamente il lavoro delle istituzioni internazionali con il mandato di monitorare le condizioni delle prigioni e prevenire la tortura. Accuse che Kigali respinge con forza: Yolande Makolo, portavoce del governo ruandese, ha dichiarato ieri in una conferenza stampa che “Human rights watch non ha il monopolio sui diritti umani” e “la sua mancanza di serietà e credibilità prendendo di mira continuamente il Ruanda con false accuse”.