Dopo anni di progressi, la regione etiope del Tigray registra oggi un aumento delle infezioni da Hiv, con una prevalenza più che raddoppiata rispetto al periodo prebellico. Secondo le autorità sanitarie locali e le Nazioni Unite, il tasso è passato dall’1,4% registrato prima del conflitto al 3% attuale, raggiungendo il 5,5% tra gli sfollati e l’8,6% tra le sopravvissute a violenze sessuali.
Fino al 2020, il Tigray era considerato un modello nella lotta all’Hiv, grazie a intensi programmi di prevenzione e sensibilizzazione. Ma con lo scoppio della guerra tra il governo etiope e le forze del Fronte di liberazione del Tigray, la situazione è radicalmente cambiata. La violenza sessuale è stata ampiamente utilizzata come arma di guerra, con stupri e stupri di gruppo su larga scala. Uno studio pubblicato da Bmj Global Health nel 2023 stima che il 10% delle donne tra i 15 e i 49 anni nella regione sia stato vittima di abusi.
Africanews fa notare che al collasso sociale si è aggiunta la distruzione del sistema sanitario. Secondo dati del Bureau regionale della sanità del Tigray, elaborati insieme al ministero della Salute e all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), l’86% delle strutture sanitarie è stato danneggiato e il 3% completamente distrutto. Solo il 17% dei centri è operativo, e il 90% delle sopravvissute a violenze sessuali non ha ricevuto cure tempestive.
“Il rischio di trasmissione madre-figlio, che era stato ridotto a zero, è ora in forte crescita”, ha dichiarato Akberet Mengesha, coordinatrice della terapia antiretrovirale all’Ayder Referral Hospital di Mekelle, dove ogni giorno nuovi pazienti si mettono in fila per ricevere cure. “Il numero di diagnosi nei bambini sotto i due anni è un effetto diretto dell’interruzione dei farmaci durante il conflitto”, ha aggiunto.
Alla carenza di risorse interne si sommano i tagli globali alla cooperazione sanitaria: la decisione dell’amministrazione Trump di eliminare l’83% dei fondi Usaid ha provocato la chiusura di numerosi programmi, tra cui quello della Organization for Social Services, Health and Development, che nel Tigray forniva test, supporto nutrizionale e sostegno economico ai pazienti con Hiv. Secondo Teame Aregay, responsabile della farmacia dell’Ayder Hospital citatato da Africanews, le scorte di farmaci salvavita restano insufficienti: “I pazienti aumentano ogni giorno, ma non abbiamo abbastanza medicinali per tutti”.
Durante la guerra, la regione è rimasta isolata, rendendo quasi impossibile l’accesso a preservativi e mezzi di prevenzione. Oggi, in condizioni di estrema povertà, molte persone sfollate ricorrono al lavoro sessuale per sopravvivere, contribuendo alla diffusione del virus.