Il Senegal, uno dei Paesi più stabili nel continente, vanta oggi una comunità non indifferente in Italia. Sono tantissimi i casi in cui un migrante senegalese, seppur da anni all’estero, continua a sentirsi legato al suo Paese di partenza.
di Valentina Geraci
Il mantenimento dei contatti Italia – Senegal avviene grazie ai migranti della diaspora che, oltre all’organizzazione in associazioni, mantengono un occhio sempre vigile sul Paese di partenza. Al tema delle rimesse e a quello dei rientri periodici, si aggiungono la condivisione di nuove esperienze, di nuove conoscenze e la possibilità di sfruttare spazi virtuali che facilitano uno scambio reciproco tra Paesi geograficamente distanti. Nonostante la difficoltà di lettura dei dati legati al mondo della migrazione (compresa la migrazione di ritorno), è oggi utile comprendere la circolarità dei movimenti tra Italia e Senegal non solo di persone quanto anche di idee, progetti e competenze. L’intensificarsi di questi movimenti circolari, di andata e ritorno, è un fenomeno rimarchevole del mondo attuale sul quale vale la pena investire economicamente quanto anche a livello culturale per una crescita reciproca, tanto senegalese quanto italiana.
Il Senegal, un Paese di viaggiatori
Che si faccia riferimento a emigrazioni interne all’Africa o a quelle internazionali, i senegalesi possono essere considerati dei viaggiatori e, a partire dall’indipendenza del Paese (1960) fino ai nostri giorni, si registra un numero interessante di migranti senegalesi che poi, a partire dagli anni Novanta in particolar modo, hanno raggiunto il nostro Paese. Secondo uno studio dei dati forniti dall’Istituto nazionale di Statistica e tenendo conto dei risultati del Censimento permanente della popolazione, al 31 dicembre 2019 in Italia si contavano 106.198 senegalesi su 5.039.637 stranieri. Un’ analisi di Caritas e Migrantes già nel 2005 stabiliva che i migranti senegalesi risultavano il primo gruppo di immigrati in Italia in termini di associazioni sul territorio. Come sostengono Serigne Mansour Tall e Aly Tandian in Cadre général de la migration internationale sénégalaise: historicité, actualité et prospective (2011), infatti:
“Diaspora o comunità diasporica, i senegalesi hanno creato spazi transnazionali disseminati nel mondo. attraverso il raggruppamento in territori caratteristici nei loro paesi di accoglienza (case Keur Serigne Touba in più di una ventina di città, il quartiere Little Senegal a Harlem a New York, Fulton Street a Brooklyn, il 18º distretto a Parigi, Treichville a Abidjan, ecc.)”.
Le associazioni senegalesi, nella loro organizzazione nel Paese d’accoglienza, rispondono alla volontà di «marcare il loro territorio e iscrivervi una parte del Senegal», contraddistinguendosi per una forte identità culturale. La maggior parte dei progetti di reciproco interesse tra l’Italia e il Senegal che ne seguono, sono esempi dell’attivismo di queste associazioni sul territorio e diventano questioni stimolanti per chi abbraccia studi transnazionali nel vasto mondo degli studi migratori.
La diaspora senegalese in una sua evoluzione circolare
Infatti, l’approccio transnazionale è ad oggi utile per comprendere pienamente la diaspora senegalese come movimento mutevole che basa la propria organizzazione su una serie di attività quotidiane che uniscono l’operato e gli obiettivi delle istituzioni e di altri enti tanto a livello nazionale quanto nel Paese d’origine. Seppure da numerose ricerche emerga che il desiderio di rientrare in Senegal sia fortemente condiviso da una buona parte della popolazione emigrata in Italia, essa può non essere letta unicamente nell’ottica di un rientro definitivo. Su questo sfondo, gli studi di migrazioni cosiddette transnazionali fanno emergere i legami che si instaurano tra i senegalesi della diaspora in Italia, tra questi e il Senegal e, in conseguenza, tra Italia e Senegal direttamente i quali hanno alla base, come principali interessi, l’investimento, la crescita di entrambi i Paesi e, altrettanto spesso, appunto il ritorno a casa del migrante.
Le associazioni senegalesi presenti all’estero si impegnano quindi fortemente a realizzare una comunità che abbracci e ricordi la loro terra d’origine nel Paese dove risiedono, creando continue relazioni tra contesti diversi.
Desiderio del ritorno o doppia presenza?
È il Senegal stesso a ritrarre il migrante come un individuo “circolante” che vive con “un piede dentro e l’altro fuori”, divenendo spesso interprete dello sviluppo senegalese. Si allude quindi a una sorta di doppia presenza secondo la quale, pur vivendo in un determinato Paese che accoglie il migrante e nel quale si svolge la sua quotidianità, questi resta sempre in contatto con il luogo d’origine sotto diversi punti di vista (legami familiari, rimesse, diffusione di nuove conoscenze e condivisione di altrettante abilità). Sorge allora spontaneo chiedersi se dietro questi legami transnazionali risponde il desiderio di un ritorno definitivo da parte del migrante, aspetto che emerge nei risultati di numerose indagini.
I casi di ritorno dei migranti, essendo caratterizzati da tempistiche, obiettivi e risultati tra loro differenti, fanno parte di un mondo complicato e multiforme. È infatti plausibile attribuire al concetto di migrazione di ritorno un’interpretazione versatile, presentando una distinzione tra migrazioni circolari, rimpatrio o ritorno definitivo. La possibilità di procedere nel breve periodo all’organizzazione di un rientro in Senegal è in ogni caso poco realistico, oltre che poco proficuo.
Tuttavia risulta difficile affrontare in maniera dettagliata l’evoluzione dell’odierna diaspora senegalese in riferimento a una lettura precisa dei dati che interessano gli immigrati che tendono a rientrare, in maniera volontaria o forzata e secondo tempistiche temporanee o permanenti.
Confronto Italia – Senegal
Considerando il quadro italiano, tra le forme di ritorno più facilmente monitorabili si fanno presenti quelle legate al rimpatrio, quindi a un ritorno forzato, e anche tutti quei casi di ritorno che sono supportati da programmi istituzionali. Se al contrario si pensa di osservare i dati in Senegal, è significativa la discrepanza tra i ritorni attestati e quelli non registrati. Per quel che concerne questi ultimi, tra le variabili che non ne permettono la registrazione si può pensare all’opzione del rientro che, seppur nel lungo periodo, rimane temporaneo o alla convenienza personale di mantenere determinate posizioni all’estero nonostante fisicamente rientrati in Senegal. In tal quadro è l’Agencie National de la Statistique et de la Démographie a fornire un profilo attendibile del Senegal contemporaneo e in Statistiques de la migration et de la mobilité internationalesau Senegal (Bullettin Semestriel n°1, Octobre 2019) – emerge che i dati in merito alle migrazioni sono in Senegal difficilmente accessibili anche in quanto mancano risorse umane e materiali che possano in maniera efficiente e periodica raccogliere informazioni e produrre dati statistici completi.
Di fronte alla difficoltà di lettura dei dati, tuttavia, l’interesse a rientrare nel Paese d’origine emerge da interviste e ricerche a cura di numerosi enti, come menzionato più volte. Tra questi, un esempio è la ricerca Partire e ritornare promossa dal Centro Studi e Ricerche IDOS che mostra i risultati di alcune interviste nella regione senegalese di Matam e che appaiono un buon strumento di riflessione. Dai colloqui si evidenzia che:
“Nessuno dei migranti senegalesi vuole emigrare definitivamente. […] Per questi migranti, la possibilità di alimentare canali di “ritorno” di un simile investimento, in termini sia di rimesse che di reinvestimento sociale e culturale nel territorio d’origine, ancor prima del loro eventuale “ritorno” fisico, sancisce il successo di quella scommessa di rinascita collettiva di cui sono portatori viventi”.
Cooperazione decentrata Italia – Senegal: il ruolo della diaspora
Il fatto che la migrazione internazionale senegalese si sia evoluta acquisendo caratteristiche transnazionali può essere valutato come una fonte per l’ottenimento di un maggior numero di relazioni collaborative tra i Paesi. Fondamentale appare la legge 11 agosto 2014 n°125 Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, il cui articolo 23 invita i diversi e numerosi attori della cooperazione a livello nazionale italiano, siano essi enti pubblici o privati, a lavorare insieme per garantire un contributo nettamente più proficuo agli obiettivi che stanno alla base delle relazioni nel mondo cooperativo. Tra questi soggetti quali, ad esempio, le università e le amministrazioni, si aggiungono le diaspore come attori necessari in quanto idonei ad assumere un ruolo di sostenitore efficiente all’interno del mondo della cooperazione. La scelta di inserire la diaspora equivale ad assicurare la creazione di reti e canali tra Paesi partner che possano essere maggiormente vicine ai bisogni della comunità locale, tenendo in considerazione le potenzialità proprie dei migranti sul territorio.
Conclusioni
La somma dei ritorni volontari che sfugge a specifici programmi istituzionali di rientro è, come accennato in precedenza, raramente stimabile. Tuttavia, il caso della diaspora senegalese appare un ottimo modello per soffermarsi a riflettere su questioni tanto attuali. Porsi di fronte al fenomeno migratorio senegalese attuale è un impegno non solo per l’Europa quanto per il Senegal stesso che, per meglio rispondere ai casi di rientro, dovrebbe prendersi maggiormente cura del reinserimento nel contesto socio-politico ed economico nazionale di ciascun migrante che, dopo anni di soggiorno all’estero, si ritroverà sicuramente in un contesto socio-economico differente rispetto agli anni passati. Sarebbe sicuramente necessario un confronto diretto con i vari attori della diaspora senegalese e, in questo, il tentativo italiano di far assumere alla diaspora una posizione più attiva nel contesto internazionale e nazionale può essere un inizio se concretamente applicato.
Il Senegal, nonostante difficoltà nella gestione delle rimesse e in ulteriori aspetti del confronto con la diaspora, riconosce le nuove skills e il campo esperienziale che un migrante acquisisce e sviluppa nel corso del suo percorso all’estero. Questo è quindi spesso considerato un fattore determinante tanto dall’associazionismo migrante quanto dalle famiglie e dal Paese in generale, consapevoli che promuovere iniziative e progetti che rispondano all’operato della diaspora possa essere un investimento interessante per uno sviluppo ulteriore del Paese tanto da un punto di vista meramente economico quanto anche sociale e relazionale nel mantenimento di contatti interessanti con i Paesi d’accoglienza.
(Valentina Geraci – Amistades)
Fonti
www.tuttitalia.it/statistiche/cittadini-stranieri/senegal/
S. M Tall and A. Tandian, Cadre général de la migration internationale sénégalaise: historicité, actualité et prospective, CARIM-AS 2011/54, Robert Schuman Centre for Advanced Studies, San Domenico di Fiesole (FI), Istituto Universitario europeo, 2011, p. 9.
P. Cingolani, Romeni d’Italia. Migrazioni, vita quotidiana e legami transnazionali, Bologna, il Mulino, 2009, p. 14.
P. D. Fall, S. M. Tall, V. T. Bruzzone and C. Gueye, Capitale sociale e potenziale d’investimento nei territori d’origine dei senegalesi in Italia in S. Ceschi e A. Stocchiero (a cura di), Relazioni transnazionali e co-sviluppo. Associazioni e imprenditori senegalesi tra Italia e luoghi di origine, L’Harmattan-Italia, Torino, 2008, pp. 133-142.
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https://www.aics.gov.it/wp-content/uploads/2016/03/LEGGE_125-2014.pdf