The Revolution won’t be televised, di Rama Thiaw vincitore del Premio della Critica Fipresci alla Berlinale, racconta il movimento di protesta Y’en a Marre promosso nel 2012 dal gruppo rap Keur Gui e nato in Senegal per protestare contro la ricandidatura dell’allora Presidente Wade.
La cronaca del movimento popolare ruota attorno al ritratto di Thiat e Khilifeu, i due cantanti del gruppo, che in brevi monologhi raccontano la loro visione della rivoluzione e dell’arte. A loro, e in particolare a Thiat, si rivolge con una lettera la scrittrice e regista Khady Sylla (scomparsa nel 2012) che ricorda i movimenti di protesta post indipendenza e in particolare Blondin Diop fondatore del partito Marxista-Leninista in Senegal.
Rama Thiaw rende omaggio ad un movimento popolare innovativo dove donne, anziani e giovani si sono ritrovati insieme, forse per la prima volta, per protestare contro un presidente a vita. Il titolo, una canzone di Gil Scott Heron, rimanda però anche a tutti i movimenti per i diritti civili, in primis le Black Panthers. E non è un caso il concerto dei Keur Gui in Burkina Faso, un omaggio alla terra di Sankara, dove nell’Ottobre 2014, un altro gruppo rap ha dato vita alla rivoluzione che ha cacciato Blaise Campaoré.
Con questo film indipendente , risultato di un lavoro di sei anni e che non rinuncia alla ricerca di uno stile la regista rivendica il potere della musica e del cinema, che in un paese ad alto tasso di analfabetismo possono veicolare idee e informazioni, rinnovando il concetto di Democrazia e Rivoluzione.
Una concezione dell’arte e della rivoluzione che si ritrova anche in Une revolution africaine-Les dix jours qui ont fait chuter Blaise Compaoré, di Gideon Vink e Boubakar Sangarè, che racconta gli ultimi dieci giorni del dittatore Burkinabé, che ha regnato 27 anni dopo aver ucciso Thomas Sanakara. Come per Y’en a marre all’origine delle proteste un cantante rap, portavoce di una popolazione stanca che all’ennesima provocazione decide di riprendersi il paese, attaccando simbolicamente l’Assemblea Nazionale.
Due documentary, speculari, se pur con stili diversi, che raccontano la Nuova Africa.
(Simona Cella)