L’ex first lady ivoriana Simone Gbagbo, tornata in libertà mercoledì scorso dopo il provvedimento di amnistia concesso dal presidente Alassane Ouattara, farà ricorso alla Corte penale internazionale (Cpi) dell’Aia per chiedere il procedimento di annullamento del suo processo per crimini contro l’umanità.
Lo ha annunciato l’avvocato della Gbagbo, Rodrigue Dadje, citato dalla stampa ivoriana e da Agenzia Nova. La richiesta, ha aggiunto il legale, sarà ufficialmente presentata il mese prossimo.
Sulla Gbagbo, che ha beneficiato del decreto di amnistia ivoriano relativo alla condanna a 20 anni di carcere per attentato alla sicurezza dello Stato, continua infatti a pendere un mandato d’arresto per crimini contro l’umanità emesso dalla Cpi nel febbraio 2012, come ricordato dalla stessa Corte dell’Aia in un comunicato diffuso nei giorni scorsi.
“La signora Gbagbo deve essere arrestata sulla base di questo mandato e trasferita alla Corte penale internazionale per le accuse nei suoi confronti, e qualsiasi amnistia che possa essere stata concessa non ha alcun impatto sui procedimenti dinanzi alla Cpi”, si legge nella nota.
Simone Gbagbo è la moglie dell’ex presidente Laurent Gbagbo, il quale attualmente si trova imprigionato in un centro di detenzione della Corte penale internazionale (Cpi) all’Aja mentre affronta un processo per crimini contro l’umanità per la crisi post elettorale del 2010-2011 che provocò 3000 vittime. Mercoledì l’attuale presidente ivoriano Alassane Ouattara, alla vigilia della festa dell’indipendenza del paese, ha annunciato l’amnistia per circa 800 prigionieri perseguiti per crimini commessi durante la crisi. Provvedimento di cui ha beneficiato anche l’ex first lady.