di Céline Nadler
Negli ultimi anni, la Spagna, in collaborazione con diversi Paesi africani, ha intensificato gli sforzi per contrastare l’immigrazione clandestina e affrontare la tragedia umanitaria che si consuma lungo le rotte migratorie verso l’Europa.
Come ultima mossa, il ministro degli Interni spagnolo, Fernando Grande-Marlaska, sta spingendo perché l’agenzia europea per le frontiere Frontex chieda l’autorizzazione a pattugliare nelle acque territoriali africane, come in Mauritania, in Gambia e in Senegal, nel tentativo di frenare le partenze di migranti dalle coste nord-occidentali dell’Africa e “salvare vite” sulla pericolosa rotta migratoria irregolare percorsa da imbarcazioni fatiscenti fino al vicino arcipelago delle Isole Canarie.
In effetti, secondo rapporti riservati delle forze di sicurezza spagnole, citati ad agosto dalla stampa locale, gli ingressi di migranti irregolari in Spagna sono aumentati del 66% quest’anno, spinti in gran parte dall’incremento degli arrivi alle Isole Canarie. Secondo i dati del ministero degli Interni spagnolo, solo nel 2023 sono arrivati alle Isole Canarie 39.910 migranti, un intenso flusso migratorio che ha portato tensioni anche tra il governo centrale spagnolo e l’amministrazione locale delle Canarie, a causa della gestione dei numerosi minori non accompagnati, che si stima siano circa 5.000. Nello specifico è dalla Mauritania e dal Senegal che sono giunti alle Isole Canarie in numero crescente richiedenti asilo provenienti da Siria, Pakistan e Bangladesh, mentre dal Marocco, il controllo costiero ha portato a una diminuzione del 30% degli ingressi di migranti irregolari in Spagna, incluso dalle coste nelle province del Sahara Occidentale. Le autorità spagnole sono particolarmente preoccupate per la situazione in Mauritania, che ha visto un aumento del 6.000% delle partenze verso le Isole Canarie nella prima metà dell’anno.
“È particolarmente importante migliorare la capacità di agire di Frontex all’estero, sia in termini di rimpatrio che di gestione delle frontiere”, ha affermato ai ministri degli Interni dell’Unione europea (Ue) riuniti a Lussemburgo. Sottolineando la necessità che l’Agenzia europea della guardia di Frontiera e Costiera possa operare anche al di fuori dei confini europei per gestire in modo efficiente l’immigrazione irregolare, il ministro Marlaska ha fatto eco al vice presidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, che, pochi giorni prima, aveva dichiarato all’Europarlamento che “Frontex continuerà a svolgere un ruolo sempre maggiore nell’ambito dei rimpatri e diventerà l’Agenzia per i rimpatri dell’Unione europea”.
“La cooperazione che l’Ue ha saputo sviluppare con i Paesi del Mediterraneo deve essere estesa anche ai nostri partner africani dell’Atlantico, con un approccio globale”, ha spiegato il ministro spagnolo, sottolineando l’importanza di prevenire l’immigrazione irregolare e di cooperare “in partenariati reciprocamente vantaggiosi con i Paesi terzi” per ottenere una maggiore efficacia nei rimpatri, “sempre con un impegno imprescindibile per i diritti fondamentali, che sono un pilastro dell’Unione europea”.
In questo contesto, la Spagna sottolinea l’importanza di un approccio che combini misure di sicurezza con l’apertura di canali di migrazione legale. Durante un recente tour in Africa, il Primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha promosso accordi di migrazione circolare con Paesi come il Gambia e la Mauritania, basati su rotte legali e sicure che possano soddisfare le esigenze del mercato del lavoro e sul rafforzamento della cooperazione tra le forze di sicurezza per combattere la tratta di esseri umani.
Parallelamente, i Paesi africani stanno adottando misure concrete per affrontare la crisi migratoria. Il Senegal, ad esempio, ha approvato nel 2023 un’importante strategia nazionale contro l’immigrazione clandestina, che include tra gli altri pilastri un controllo potenziato alle frontiere e una repressione inasprita dei trafficanti. La cooperazione tra Spagna e Senegal ha anche portato risultati concreti nella lotta contro le reti di trafficanti. Non solo sono stati effettuati migliaia di arresti, ma la Spagna ha anche fornito droni multicotteri per pattugliare le coste e prevenire nuove partenze. Secondo Sidiki Kaba, ministro senegalese degli Interni e della Pubblica Sicurezza, il numero dei sequestri di imbarcazioni, navi e canoe illegali ha dato risultati soddisfacenti e sono stati effettuati non meno di settemila arresti. “Sono dati molto importanti. I trafficanti vengono arrestati e consegnati alla giustizia. Ciò dimostra la determinazione del Senegal nella lotta contro questo fenomeno”, ha affermato.
Nel frattempo, l’instabilità nella regione del Sahel, in particolare in Mali, continua ad alimentare l’esodo clandestino verso destinazioni più sicure e la crisi umanitaria resta grave. Ad esempio la stessa Mauritania, con i suoi vasti confini con nazioni limitrofe turbolenti, è diventata un Paese di transito per i migranti irregolari e sono oltre 130.000 gli immigrati registrati dalle autorità locali nella sola capitale Nouakchott.
Secondo i calcoli – probabilmente sottostimati – dell’Organizzazione internazionale per le Migrazioni (Oim), tra il 2014 e il 2023, la migrazione irregolare ha causato oltre 60.000 morti in tutto il mondo, di cui più di 22.000 lungo la fatale rotta del Mediterraneo centrale. Tra le rotte mortali seguite dai migranti ci sono anche il deserto del Sahara e le strade dell’Atlantico dove complessivamente oltre 4.000 vite sono andate perse in dieci anni. Sulla rotta migratoria dall’Africa verso le Canarie o la Spagna, l’Ong Caminando Fronteras stima che nel 2023, le vittime sono state 6.618. Le acque dell’Atlantico, in particolare, possono rivelarsi mortali per chi tenta la traversata su imbarcazioni di fortuna, come dimostra il tragico naufragio del mese scorso, in cui sono decedute almeno 48 persone, l’incidente più tragico avvenuto al largo delle Canarie negli ultimi 30 anni.